"Affondate la Bismarck", operazione fallita


Per un attimo, prima della partita, siamo stati tentati nel rimanere fuori dal Comunale. Li aspettavamo, quasi li vedevamo i reduci di Waterloo, qualche soldatino scampato a Caporetto, l'ultimo indiano salvo dopo la carneficina di Sand Creek. Tanto sanguinaria era apparsa, in settimana, la sconfitta dell'Arezzo a Viareggio. La fine di Galderisi in panchina (dopo appena quattro giorni), Mancini a tirare via gli ultimi funghi alla Rassinata, Ceravolo da "Lucky" Luciano Moggi a dirigere i treni, Leo Semplici che torna in panchina con la sua claque da zero a zero. Ce li vedevamo. Poi dentro c'era la curva sud, la migliore in campo anche ieri, che tifava. Dall'inizio alla fine; infischiandosene di una traversa maledetta, di un rigore contro (fallito), di un gol preso. La fede che guida una fantastica rimonta. Per la cronaca l'Arezzo ha vinto 3 a 2. Non è servito nemmeno il grido "Affondate la Bismarck": buona pace. Alla prossima battaglia.
Federico Sciurpa

Conticini amministratore da record


Luca Conticini ha compiuto 23 anni due giorni fa. Da cinque mesi è vice sindaco del Comune di Bibbiena, il più giovane degli amministratori usciti dalle ultime elezioni. Le sue deleghe: cultura, turismo, rapporti con le associazioni di volontariato e sistemi museali, la sua convinzione: nel momento nel quale tanti giovani rifiutano la politica, si può, si deve invece, cavalcarla. “Quando accettai di partecipare all'avventura della lista civica a Bibbiena - spiega Conticini - certamente avevo, come del resto tutti gli altri, grande entusiasmo. Sentivo dentro che ce la potevamo fare, ma mai mi sarei aspettato di essere chiamato a ricoprire un ruolo così importante.”

Capodanno, quale orchestra?


Fa più freddo, in giro montano le luminarie e sarà anche perché gireranno meno soldi per Natale, ci si chiede cosa vedremo in piazza per Capodanno. Manca un mese, d’altra parte. E’ lecito. Eravamo rimasti al “bandino” del Comune infiocchettato in un comunicato, nel quale si invitavano le associazioni aretine a partecipare. Un po’ come chiudere la stalla quando sono scappati i buoi, visto che le associazioni aretine da queste estate (quasi tutte) sono riunite in un coordinamento che si chiama Neo On e hanno pubblicamente annunciato di non prendere a questa organizzazione: non sono un soggetto giuridico e, singolarmente, non sono pronte a mettere su un evento del genere.Così, a quanto trapela, nessuna delle associazioni che appartengono a Neo On avrebbe risposto all’invito dell’assessore Lucia de Robertis, molto presa in questi giorni in una frenetica scalata alle vette della politica, fin su a bramare uno scranno in consiglio regionale; elettori delle primarie Pd permettendo, ovvio.

I giorni del massacro


I libri di storia spesso sorvolano. La memoria rimuove. Ma è giusto ricordare, anche su questo piccolo blog che, per deformazione e/o convinzione di chi lo aggiorna, parla solo ed esclusivamente di fatti locali. Lo "strappo" alla regola è nel giorno, il 29 novembre, di un massacro nel nome del razzismo. E di una bandiera, quella americana. Una storia che noi conosciamo soprattutto per merito di una canzone, bellissima, del sublime De Andrè: parlo del massacro di Sand Creek, il massacro di Chivington. La strage che si verificò negli Stati Uniti d'America durante le guerre indiane: era appunto, il 29 novembre 1864. Le truppe della milizia del Colorado, comandate dal colonnello John Chivington, attaccarono un villaggio di Cheyenne e Arapaho, massacrando donne e bambini. Una storia che dovremmo tutti rileggere, fatta di vigliaccheria e di barbarie gratuita. La ripropongo di seguito.

Pausa pranzo, un "vecchio" prezzo


Abolire la pausa pranzo dei lavoratori per "redistribuirla meglio" nell’arco della giornata. È il ministro Gianfranco Rotondi, responsabile dell’Attuazione del programma del governo, che lo ha prospettato in questi giorni, pubblicamente. Motivo per cui la prima mensa che chiede di chiudere non è quella di un ufficio pubblico ma quella dei parlamentari: la buvette di Montecitorio. "Le ore più produttive - dice il ministro ospite di un noto programma televisivo - sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un’attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi."
L'amico Giorgio Sacchetti studioso aretino, mi ha invito questa nota che volentieri pubblico sul mio blog personale. - Non è una comparazione, solo un contributo alla storia e alle argomentazioni di una vicenda che fa discutere.

Don Alvaro: il vescovo rassicura



Don Alvaro Bardelli resta al suo posto.La Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro rassicura i parrocchiani del Duomo e i tanti fedeli vicini a don Alvaro: il sacerdote - dice una nota - “non sarà trasferito ad altro incarico”.L’arcivescovo Riccardo Fontana ha diramato il comunicato dopo che il Corriere di Arezzo, nell’edizione di ieri, aveva registrato e riferito della preoccupazione diffusa in città. Voci insistenti su un possibile trasferimento di don Bardelli: un tam tam arrivato fino allo stesso sacerdote della Cattedrale.Il trasferimento, tranquillizza la nota, “è notizia priva di fondamento” e “ha colto di sorpresa il presbiterio e la curia diocesana, del tutto ignari dell'inopinato provvedimento.” Don Alvaro Bardelli, da due decenni parroco della Cattedrale, è molto amato in città e in provincia. Una figura carismatica, ha anche poteri di esorcista. Custode della Madonna del Conforto, è il religioso che segue l’Arezzo Calcio ed è strettamente legato alla Giostra del Saracino.

In ansia per don Alvaro


Una voce tira l’altra e arriva fino alle orecchie di Don Alvaro, fin su in Cattedrale: “lo spostano, hanno già deciso di dargli un altro incarico”. Don Alvaro ci scherza un po’ sopra, ma fino a un certo punto: “Ha presente quando un presidente conferma un allenatore, beh, a spostarlo poi è un attimo ed è sempre l’ultimo a saperlo.”
Non ci sono riferimenti, se non all’Arezzo di cui è padre spirituale, nelle parole di uno dei preti più amati di Arezzo, 20 anni (quasi) in Cattedrale, il parroco che custodisce la Madonna del Conforto.

Ha due mogli, bigamo a giudizio


Il Corriere questa mattina si è occupato di un caso di bigamia approdato in tribunale. Un uomo di 52 anni rischia una severa condanna per aver contratto due matrimoni. Prima, nel 1983, ha sposato un’italiana con la quale ha vissuto nell’Aretino, in Valdichiana. Poi, nel 2003, si è sposato con un’egiziana. E’ stata la prima moglie, fiutato l’inganno, a denunciarlo. Ora Mohamed A., cittadino italo-egiziano, imprenditore che vive tra l’Italia e il Paese delle Piramidi, rischia una pena che in teoria arriva fino a cinque anni di reclusione. La scoperta delle seconde nozze è avvenuta nel contesto di una tormentata separazione. Ecco il pezzo del collega Luca Serafini.

Cambio di mentalità, la lunga strada


La strada per trasformare l’Arezzo che affronta le partite in motoretta invece che a trazione integrale, è davvero lunga. Anzi, una lunga marcia. C’è da farsene una ragione. Basta una partita, la prima, nella quale Galderisi vuol trasformare in offensivo il rattrappito Arezzo di Semplici. Finisce per rivelare una squadra che fa la leziosa su tre occasione da gol (mangiate), ne concede una agli avversari che poi la capitalizzano e, da lì, si affloscia. La reazione allo svantaggio è quella da tutti contro tutti, un Arezzo che non ritrova ordine e mordente sulle linee di un non acquisito 4-3-3.

Il progetto oltre una partita


E’ domenica. E quasi fosse una religione si parla di calcio, famoso “oppio dei popoli”. Stavolta ne vale la pena. Non tanto e non solo per la curiosità della prima partita del nuovo allenatore dell’Arezzo; vada come vada, meglio se subito con una vittoria. Quanto per l’avvio di un progetto che parte soltanto oggi con Galderisi in panchina. Una pianficazione richiesta, invocata da tutti, dopo una miriade di direttori sportivi “scriccati” e parecchi tecnici scaraventati via negli anni. L’Arezzo che però, è sempre in serie C1.

Una sola notizia, tanto rumore



La notizia è questa e ha fatto il giro d’Italia pubblicata in esclusiva dal Corriere di Arezzo: Felice D’Alessandro, condannato a 14 anni per l’omicidio Gorgai del quale continua a proclamarsi innocente, evade dopo 18 mesi di reclusione (1975) dal carcere di Arezzo e dopo 28 (da latitante) ottiene la cancellazione della pena come previsto dalle leggi della nostra Democrazia. Ottiene anche di farsi chiamare Rolando, nome col quale è conosciuto nella sua “seconda vita” trascorsa prevalentemente a Barcellona, invece che Felice. Una identità riconosciuta dalla Prefettura. Rolando D’Alessandro qualche giorno fa porta in Comune, ricevuto dal presidente del consiglio comunale, le firme di una petizione, raccolte in Spagna, nella quale si chiede la rimozione dall’atrio del liceo classico della targa al legionario fascista Vittorino Ceccherelli. Nella lapide c’è scritto solo: caduto in Spagna.

Lettera su Arezzonotizie e la mia risposta


Avevo la sensazione che qualcosa non quadrasse nei recenti articoli sul “Corriere di Arezzo”, che informavano del movimento contro la memoria a Vittorino Ceccherelli presente nell’atrio d’ingresso del Liceo “Petrarca” di Arezzo, anche facendo mio il famoso «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». Più ancora, però, mi aveva creato qualche dubbio lo zelante giornalista estensore di questi articoli, il dottor Sciurpa, che ci metteva del suo così bene da farmelo (quasi) ritenere anch’egli uno dei compagni del movimento.

Adesso, da Federico Sciurpa, dopo le sue palettate giornalistiche di questi ultimi giorni sul redivivo D’Alessandro, avrei desiderio di sapere (sempre che si degni e scusandomi in anticipo per il disturbo) se sia sempre della stessa idea, ovvero se ritenga ancora positiva l’istanza contro la memoria al Ceccherelli.

D'Alessandro continua a raccontare


AREZZO – In carcere ha tatuato il simbolo della pace. Vorrebbe farsene un altro di tatuaggio Rolando D’Alessandro: un lupo. Il simbolo di più di trent’anni da fuggitivo. E dopo trent’anni passeggia per le vie di Arezzo. “Mi sembra uguale – dice - forse più piccola del ricordo. Sono passati più di trent’anni.”

Cita a memoria Rolando, uno scritto del grande Pietro Aretino:
“... non mi dispererei, come talvolta dispero, d’esserci nato, cresciuto non già, che se ciò per disgrazia avvenivami, sarei un di loro, non me”.
Poi aggiunge verso il carcere: “Tutto è più piccolo che nel ricordo, anche il carcere, con le sue mura sulla via, le torrette rinnovate subito dopo la fuga.

D'Alessandro racconta la sua latitanza


AREZZO – Da dove cominciamo? Più di 30 anni da latitante sono lunghi da raccontare. Figuriamoci da vivere. Rolando D’Alessandro, ieri Felice, comincia a vivere “di nascosto” il 15 dicembre 1975. La sera della sua evasione, assieme a Franci e Fianchini, dal carcere di Arezzo. Corre verso la ferrovia. I tre si dividono. “Prendiamo il treno per Orte – ricorda D’Alessandro - Non ho mai corso come quella notte. La galera infiacchisce. La vista si abbassa. La pelle diventa biancastra e insana. Perdi il fiato. Metti su pancia o dimagrisci, come me, che da settanta ero sceso a meno di sessanta chili. Ma quella notte correvo leggero sotto la pioggia, nel freddo. Corsi per tutta la notte.

D'Alessandro, nuova vita e altra identità


 Tutti lo chiamano Rolando. Da una vita. La sua seconda vita. Adesso c'è scritto anche nella sua carta d'identità. Gli occhi azzurri, inconfondibili, sono però quelli di Felice. Felice D'Alessandro. Il ragazzo riconosciuto colpevole cioè, di un delitto lontano e controverso, con echi sempre vicini: l'uccisione di Donello Gorgai, a Camucia, le due del mattino dell'8 giugno 1974.
Un delitto per il quale lui, Felice D'Alessandro, oggi Rolando, si è sempre proclamato innocente. Evase dal carcere tre giorni dopo la sentenza che lo condannava a 14 anni. Diciotto mesi di carcere e un processo che ancora definisce “farsa”. Scappò il 15 dicembre 1975.

Perché questo cambio è giusto



La prescrizione dell’ambiente è questa: chi è favorevole al cambio dell’allenatore sta col presidente, chi invece sta con l’allenatore è spesso contro la società. Da anni la “regoletta” è così tanto chiara che gli unici a farla propria in toto (pericolosamente) sono gli stessi tecnici che passano per Arezzo. Alla prescrizione - come a tutte, figuriamoci nel pallone - desideriamo sfuggire, con l’onestà di ripetere (lo facciamo da settimane) che Leonardo Semplici ha commesso così tanti errori da non poter continuare a guidare il progetto amaranto.

Targa a Ceccherelli, la consegna della petizione


 Delegazioni di studenti aretini a Barcellona, via la targa al legionario Ceccherelli dall’atrio del liceo classico (in alternativa un pannello che ne spieghi il significato), spazio ad un convegno sulla guerra civile di Spagna da concretizzarsi in due tempi ad Arezzo e Barcellona, il caso presto in Consiglio comunale.

Sono le conclusioni della presentazione della petizione che italiani di Catalogna hanno presentato ieri mattina in Comune al presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Caroti. Dopo un mese di lavoro e contatti - la raccolta firme è arrrivata anche in Provincia, al Liceo e ieri pomeriggio in regione - si è celebrato l’atto ufficiale della richiesta. "Protocollerò la richiesta - dice Caroti - e la manderò al sindaco Fanfani.

L'Arezzo passa a Galderisi


Leonardo Semplici è stato esonerato nella notte. L'Arezzo passa a Galderisi. La decisione nella notte, dopo il deludente pareggio casalingo (1-1) con la Pro Patria. Il neo allenatore dell'Arezzo viene presentato alle ore 11.30 al Comunale. A Semplici si rimproverano una gestione non in sintonia con la società e dei risultati che hanno fatto storcere la bocca, soprattutto un gioco che non ha mai convinto. Una scelta, quella del cambio di panchina, che non ha stupito in considerazione di una frattura ormai insanabile - scoppiata palesemente qualche settimana fa - fra il tecnico e il direttore sportivo Franco Ceravolo.
L'Arezzo domenica ha una partita in trasferta, a Viareggio. Poi un calendario abbastanza abbordabile per puntare al primo posto.

Arezzo, pari e critiche


Immaginiamo i commenti. Semplicistici. Del tipo: qui non si vince nemmeno con quattro punte insieme in campo, visto?. C’è davvero poco di che compiacersi. Perchè così ragionando l’Arezzo continuerà ad andare fuori strada, in confusione, come nella seconda parte della partita di ieri pareggiata contro un’ottima Pro Patria. Il momento nel quale l’Arezzo non sapeva più chi era e dove volesse andare con tre giocatori simili in attacco che si sbattevano fra loro (Chianese, Fofana, Maniero e poi Essabr al posto del francese) con Erpen centrocampista sulla destra.

Targa a Ceccherelli, oggi petizione in Comune



 La petizione arriva in Comune. Oggi. E sarà presentata da un rappresentante del gruppo degli italiani di Spagna che chiedono la rimozione della targa in onore del legionario Ceccherelli dall’atrio del liceo classico. E’ la conclusione di un percorso istituzionale - l’incontro pubblico di oggi alla presenza della stampa - che argomenta una iniziativa che da più di un mese ha trovato risonanza e dibattito ad Arezzo e in Spagna. La petizione che viene consegnata nelle mani del sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani ha un significato morale, storico, culturale e non legale.

L'Arezzo non sa più vincere e va in confusione



Pareggia in casa. Il primo mezzo stop al Comunale dopo averle vinte tutte in casa. L'Arezzo reduce dallo 0 a 0 di Perugia fa 1 a 1 con la Pro Patria. In vantaggio con un gran gol di De Oliveira in chiusura di primo tempo, si fa raggiungere dopo qualche istante per quello che sarà l'1 a 1 finale. Confusione tattica nella ripresa con Semplici che schiera contemporaneamente Chianese e Fofana (entrambi ancora sotto tono, soprattutto il secondo a lungo tenuto in campo) sostenuti da Maniero ed Erpen. Poi Essabr sostituirà Fofana. Positivo Figliomeni che ha sostituito il "dissidente" Terra al centro della difesa.

Quel pallone amaranto avvelenato dal mobbing

Non è solo una storia di pallone. Ma di lavoro. Relazioni, rivendicazioni, veleni, persino una vicenda che è un segno dei tempi. E’ la storia che in questo fine settimana ha fatto parlare mezza Italia di Arezzo per via dell’Arezzo. Di due suoi atleti cioè, che hanno trascinato la società per la quale giocano davanti al Collegio Arbitrale. Accusa: mobbing. Richiesta: risarcimento. Questo si aggira - se riconosciuto ovviamente - attorno al trenta per cento dello stipendio annuale.

Mobbing all'Arezzo, i due giocatori non convocati


Non sono stati convocati i due giocatori dell'Arezzo che hanno accusato la società amaranto di mobbing rivolgendosi al Collegio Arbitrale. Il difensore Terra e il centrocampista Miglietta, fin qui rispettivamente titolare e riserva con qualche scampolo di partita, non figurano nella lista dei convocati diramata questa mattina dall'allenatore Semplici per la partita di campionato di domani, in casa, contro la Pro Patria. La vicenda, che continuerà quindi a far molto discutere, è stata ampiamente trattata questa mattina dal Corriere di Arezzo. Ecco il pezzo di Francesca Muzzi.

Scalinata Berneri fra teatro e poste


AREZZO - “Scalinata Camillo Berneri (1897-1937) militante libertario”. E’ la targa che comparirà, molto presto, sulla scalinata che va da via Giudo Monaco a Piazza del Popolo, sul lato destro della facciata delle Poste Centrali.
L’ok arriverà nella prossima riunione della commissione toponomastica, la stessa che mercoledì scorso ha “saltato” la pratica (invece attesa) sull’intitolazione a Berneri su una via.
Il folto Comitato di intellettuali e gente della strada è tornato ieri in Comune per protocollare una nuova richiesta di intitolazione ed ha ottenuto ampie assicurazioni per una strada che ricordi l’anarchico ucciso in Spagna dai sicari di Stalin.

Chi ha paura di Camillo Berneri


 L’intitolazione di una strada all’intellettuale anarchico Camillo Berneri, non è avvenuta. Il comitato che sostiene la richiesta - protocollata nei mesi scorsi in Comune - aveva l’assicurazione che la commissione toponomastica (riunita mercoledì) avrebbe esaminato la pratica. Così non è stato. E’ molto probabile che il Comitato, del quale fanno parte intellettuali e gente della strada, richieda chiarimenti formali. La commissione, presieduta dal sindaco, oltre ai membri tecnici era composta dagli assessori comunali Brezzi e Banchetti. Grande militante libertario, Berneri ha vissuto ad Arezzo e Cortona fra la Prima guerra mondiale e l’esilio. Allievo di Salvemini, amico di Gobetti e dei fratelli Rosselli, fuoriuscito in Francia è stato tra i primi antifascisti ad accorrere in Spagna: redige “Guerra di Classe” ed è delegato politico della “Colonna Rosselli”. Combattente antifranchista, muore a Barcellona per mano di altri antifascisti, assassinato dai sicari di Stalin nelle tragiche giornate del maggio 1937. Su facebook il gruppo che chiede una via si ingrossa. Noi aggiungiamo una domanda: chi ha paura di Camillo Berneri?
Federico Sciurpa

Arezzo ha una via dedicata ad Impastato


Da ieri Arezzo ha una via dedicata a Peppino Impastato, ucciso nel 1978 a 30 anni dalla mafia. Peppino è stato un politico e conduttore radiofonico, famoso per le sue denunce, il suo coraggio. Arezzo lo ricorda (con grave ritardo) mentre a Ponteranica  - due mesi fa - il sindaco leghista ha fatto rimuovere l'intitolazione della biblioteca a questo uomo straordinario. Una vita, un simbolo, un valore - quello di Impastato - ancora purtroppo non condivisi. O solo a parole.

Targa al legionario, consegna petizione


AREZZO - Oggi in Provincia e al liceo. Poi in Comune, in Regione. Lunedì, a conclusione del percorso, l’incontro con la stampa per spiegare, argomentare. Raccontare il senso – morale, storico, culturale e non legale - della petizione per rimuovere la targa al legionario Ceccherelli posta nell’atrio del liceo classico di Arezzo. Firme, a centinaia, che in poche giorni sono state raccolte in Spagna dagli italiani residenti a Barcellona, la comunità più numerosa della città.

Arezzo ok col rimpianto di Maniero

Non passerà alla storia come l’Arezzo che è tornato ad espugnare il Curi. Vede anche il primo posto allontanarsi in una giornata non favorevole. Non ha segnato ed è condannato ancora a vincere in casa dove è bravissimo. Comunque la prestazione di Perugia è da leggersi con lenti positive.
Cresce infatti la personalità del collettivo, si capisce qual è finalmente l’identità della squadra.

Arezzo-Perugia, storia di un derby unico in Italia


Si gioca il derby Perugia-Arezzo. Da più di trent'anni gli dicono così, “derby”, e nessuno - tranne aretini e perugini - capisce perché. C’è il derby d’Italia, quello dello Stretto, il derby del Sole, quello dell’Appennino e perfino delle Due Sicilie: ognuno si costruisce il suo di derby, fuori dalla rivalità cittadina e regionale. Quasi una malattia inventarselo, cercarlo fra i vicini, e sempre per qualche cosa, un motivo, che nulla ha a che fare con storie di calcio. Questo invece no, è un derby unico in Italia.

Via a Berneri, il documentario

Nelle prossime settimane si discuterà se intitolare una via di Arezzo all'intellettuale anarchico, vissuto fra Arezzo e Cortona, Camillo Berneri. La proposta nasce da un comitato Arezzo che da anni invoca un ricordo per l'anarchico ucciso nella guerra di Spagna dai sicari di Stalin. Su facebook c'è anche un gruppo molto attivo che si sta ingrossando. Nel mio blog propongo questo documentario, molto eloquente, sulla figura di Berneri. In direzione ostinata e contraria.

Via a Camillo Berneri, verso la svolta


AREZZO – Si stringe. La pratica per l'intitolazione di una strada a Camillo Berneri sarà sottoposta, insieme ad altre proposte, all'esame della commissione toponomastica, nella prima seduta utile. Il Comune insomma, decide su una doverosa e meritevole dedica all’intellettuale anarchico che ha vissuto fra Arezzo e Cortona. Prende una decisione insomma, dice qualcosa sull’anarchico più espulso di Europa.

Arezzo: tante risposte, un solo obiettivo


Invece che entrare allo stadio a un quarto d’ora dalla fine per vedere un Arezzo striminzito ma vincente (lo abbiamo sempre sostenuto, quello era, fin qui) adesso alla stessa ora si può anche uscire dal Comunale, tanto è sfavillante e vincente l’Arezzo di oggi. Cioè di ieri. Su questa partita si sprecheranno gli “osanna”, meritati, ai quali ci accodiamo in maniera convinta. Le prestazioni, belle e brutte, sono comunque fatte per guardare oltre, con lucidità e realismo.

Neo On: l'apparente ritirata sulla cultura


“Siamo accesi”. I ragazzi di Neo On avvertono il mondo, mandano messaggi chiari e forti. All’esterno, per i non addetti ai lavori intendiamo, appaiono segnali di fumo. Stringi stringi quelli dei festival non parteciperanno - per loro ammissione - all’organizzazione del capodanno e al Play Art, quindi in concreto resterà tutto come prima. Al momento non hanno assicurazione di un festival tutto loro, in compenso possono parlare direttamente con gli assessori Brezzi e De Robertis, visionare le delibere, dire ciò che non va, avanzare proposte. Insomma quello che dovrebbe fare un partito politico e che, evidentemente (se devono pensarci loro) non fa. Detta così non è certo un bell’andare.

A cena da Luca Martini per Irene


Luca Martini è un campione. E’ il miglior sommelier d’Italia: uno che può guardare tutti dall’alto in basso. Può, ma non vuole. Anzi si mette fra gli ultimi per aiutare la causa di una amica alla quale il destino ha portato via l’abitazione. Una sopravvissuta, Irene, all’alluvione di Messina di un mese fa. Luca compie un gesto concreto, martedì sera, per permettere a Irene di ricostruirla quell’abitazione spazzata via dal fango. Un posto dove sono cresciute quattro generazioni, inghiottito in un attimo. Trascinata dal fango anche Irene, assieme alla sorella: pensavano, entrambe, alla fine dell’altra.