Non passerà alla storia come l’Arezzo che è tornato ad espugnare il Curi. Vede anche il primo posto allontanarsi in una giornata non favorevole. Non ha segnato ed è condannato ancora a vincere in casa dove è bravissimo. Comunque la prestazione di Perugia è da leggersi con lenti positive.
Cresce infatti la personalità del collettivo, si capisce qual è finalmente l’identità della squadra. L’Arezzo ha un suo gioco, un suo volto: poco arrembante si dirà, manovra che non è da fulmine di guerra e spesso involuta negli ultimi sedici metri, comunque logica e solida.
Ieri al Pian di Massiano il Cavallino sembrava quei pugili che avanzano sul ring lenti, sicuri, un po’ ciondolanti, ben piantati e pronti anche ad incassare per poi piazzare il gancio letale che atterra l’avversario. Un colpo da ko da sferrare con la perfidia del cobra: non è arrivato solo per sfiga o se vogliamo bravura davvero, del portiere del Perugia. Così il punto è buono perché giocato, la vittoria cercata dall’inizio alla fine e il pareggio stretto all’Arezzo per le occasioni capitate e non concretizzate. E’ stato un derby difficile perché interpretato in maniera felice sul piano tattico dal Perugia che ha piazzato quattro uomini offensivi chiudendo le fasce: gioco di prima e ritmi sopra le righe in maniera da sorprendere la retroguardia amaranto.
L’Arezzo ha invece saputo soffrire e ribaltare in campo avverso il disegno biancorosso, grazie soprattutto ad una difesa importante con uomini da categoria superiore e un impianto certo con i tre in mezzo al campo. Ne è venuta fuori una partita intensa, una di quelle che solo raramente finiscono zero a zero e quando ci terminano è perché due bravure si annullano.
Qualche grosso interrogativo, visto che l’Arezzo non ha segnato, lo pone comunque il mancato impiego di Maniero buttato nella mischia negli ultimi dieci minuti e risultato il più pericoloso di tutti gli attaccanti in così pochi spiccioli di partita.
Titolare, goleador e fra i migliori della sfida precedente al derby, la giovane punta scuola Juve meritava forse di giocare titolare anche in considerazione delle condizioni menomate di Fofana. Di sicuro poteva partire molto prima nella ripresa anche a fronte di un campo pesantissimo la sua prestanza e freschezza sotto porta avrebbero fatto male al Grifo. Una palla gol dopo aver manovrato l’azione a centrocampo, una penetrazione in area con doppia finta da fromboliere di razza, sono il bilancio dei dieci minuti al Curi di Maniero e il ritardo col quale si è ricorso nel metterlo in campo, trova argomentazioni ufficiali originali da parte del tecnico in sala stampa (“Non si è riscaldato abbastanza”).
Ma ciò che è stato è stato. L’Arezzo ha dato l’impressione di essere un collettivo pronto a sfidare tutti in cima alla classifica, di poterlo fare cioè, grazie a uomini ed impianto non indifferenti. Basta davvero, solo volerlo.
Federico Sciurpa
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