Quel pallone amaranto avvelenato dal mobbing

Non è solo una storia di pallone. Ma di lavoro. Relazioni, rivendicazioni, veleni, persino una vicenda che è un segno dei tempi. E’ la storia che in questo fine settimana ha fatto parlare mezza Italia di Arezzo per via dell’Arezzo. Di due suoi atleti cioè, che hanno trascinato la società per la quale giocano davanti al Collegio Arbitrale. Accusa: mobbing. Richiesta: risarcimento. Questo si aggira - se riconosciuto ovviamente - attorno al trenta per cento dello stipendio annuale.
In ballo ci sono tanti quattrini per due giocatori - Ernesto Terra per la cronaca guadagna 250mila euro a stagione, Crocefisso Miglietta 150mila - che a fine stagione avranno il contratto svaduto, quindi saranno liberi di accasarsi dove vorranno. Loro, da soli, contratteranno liberamente con la nuova società, senza passare per quella (oggi l’Arezzo) che al momento ha il vincolo su di loro.
Sul tavolo c’è insomma la richiesta dell’indennizzo per una vessazione, una emarginazione nel lavoro con comportamenti non ortodossi (questo è sostanzialmente il mobbing, se riconosciuto) che i due giocatori dicono di aver subito. Il mondo del pallone, in ciò, non si sottrae alle regole di altre professioni. In questa vicenda (nel rapporto interno è sempre difficile entrare) ciò che non torna sono i tempi della rivendicazione ed è questo ciò che avvelena la vigilia della sfida dell’Arezzo di oggi, in casa, contro la Pro Patria. Una partita dove non giocherà Terra e nemmeno Miglietta: due nomi che non figurano nella lista dei convocati diramata dall’allenatore Leonardo Semplici. I tempi dicevamo: Terra è titolare inamovibile dalla quarta giornata di campionato, Miglietta colleziona sei presenze e disputa le Coppa Italia. In mezzo alla settimana però, arriva alla società la notifica che i due hanno deciso di adire le vie legali per mobbing. Un po’ come hanno fatto Pandev e Ledesma con la Lazio di Lotito in serie A.
Mancini, il presidente (nella foto col diesse Ceravolo), ci va giù in maniera laconica ma chiara: “Sognano, fin qui scelte tecniche, come l’ultima di non convocarli. L’allenatore ha 27 giocatori e fa le sue scelte”. Certo, relativamente ai due, ad inizio stagione qualche cosa è successo. Avevano richieste e l’Arezzo era intenzionato a cederli, affari che poi non si sono chiusi. Ma poi sono tornati in considerazione i due, quindi non ai margini del lavoro di calciatore. Chi si sente emarginato invece, è un altro giocatore, anche lui in scadenza di contratto: Daniele Croce, 300mila euro a stagione. In una lettera alla società ha scritto di poter essere reintegrato visto che gioca con la Berretti: non ha intentato una causa per mobbing.
Questa vicenda destinata ad avere puntate ravvicinate considerato il precipitare degli eventi (il Collegio Arbitrale di Lega Pro potrebbe riunirsi d’urgenza) ci incuriosisce nella conclusione. Non farà giurisprudenza di certo, ma comunque vada tanta rabbia: quella di non aver fatto ricorso al buonsenso, il migliore degli avvocati. In tanti ci avrebbero guadagnato. A ognuno il suo commento.
Federico Sciurpa

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