Acqua pubblica, boom di firme

 Una valanga di firme in appena una settimana. Ad Arezzo e provincia - escluso il dato di ieri - sono già più di quattromila. Polverizzata l'aspettativa media per la nostra provincia di 4500 adesioni per il referendum sull'acqua pubblica: bene fuori dal mercato, via i profitti. Tre i quesiti da abrogare per un lavoro ciclopico di ogni comitato della città e provincia. Gli ultimi due, Valdarno e Valdichiana, si sono costituiti solo qualche giorno fa.
Arezzo, la provincia dell'acqua privatizzata dove nel caso di vittoria del referendum del prossimo anno cambierà tutto in fatto di gestione, sta rispondendo in maniera fortissima.
File ai gazebo, in alcuni casi mancanza di moduli, ricerca spasmodica dei cittadini di informazioni sulla campagna e sui punti di raccolta. Un lavoro serio, laborioso, impegnativo che impone non una ma tre firme, tanti sono i quesiti che si chiedono di abrogare. Il risultato del solo Primo maggio fa gongolare gli organizzatori. Stefano Mencucci, anima del Comitato referendario aretino, ha pianificato la raccolta inserendo anche la Valtiberina, uno dei cuori del malcontento. Così solo nella giornata di sabato erano 2150 le firme portate a casa dai comitati.
Gli organizzatori fanno notare come la gente abbia capito subito l'importanza di questa campagna. E come anche gli obiettivi in chiave toscana e soprattutto aretina, siano stati sottostimati alla vigilia della campagna. Dalla regione devono arrivare complessivamente 45mila firme, ad Arezzo se ne chiedono poco più di 4100, diciamo 4500. Ci sono già. Il dato, al di là del numero rilevantissimo, indica un valore sociale e politico della campagna davvero importante, diremmo imponente. Considerato il fatto che i comitati hanno dalle loro parte "solo" le proprie convinzioni e la voglia di fare, un movimento trasversale ai partiti che funziona fino a sapersi organizzare in una gigantesca raccolta di firme.
Arezzo, alla fine, darà delle grosse sorprese. Anzi no. Conferme.
Federico Sciurpa

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