Sull’1 a 0 vincere - anche stavolta - sembrava facile. Sembrava. Ma ormai l’Arezzo s’è perso come il suo allenatore che si fa rimontare la nona partita e poi se la prende in sala stampa con noi Gazzettieri, gli amanti solitari del suo calcio champagne che ormai non c’è più, morto e sepolto fra mille inquinamenti. Noi del Corriere “rei” di fare domande sull’involuzione tattica dell’Arezzo, come venerdì, e quindi non degni di ottenere risposta (non c’è stata, purtroppo, nemmeno sul campo). Oppure colpevoli di chiedere - il nostro mestiere, è successo ieri - il senso di questo perdere la testa nel finale col Viareggio, ottenendo per risposta insulti da Galderisi.
Non ci stupiamo, semmai ora ci preoccupiamo.
L’uscita di testa nell’Arezzo, il nervosismo apparentemente senza senso, lo stiamo denunciando ormai da settimane col tecnico che ha perso il suo calcio d’attacco, la mentalità spensierata amaranto forse perché preso dai suoi di pensieri, visto che ormai è palese come il presidente Mancini il contratto per il prossimo anno mai glielo farà. Da quando Nanu ha capito che ad Arezzo non avrà futuro e che il campionato è invece condannato a vincerlo ai play off, è cominciato ad andare in crisi. Alla nostra collega che il venerdì segue le sue conferenze stampa chiede ironicamente (come anche venerdì scorso) in maniera palese “salutami Mancini”. Ora i saluti sono pubblici e il presidente li gradirà di sicuro. Magari assieme a qualche occasione che non sia persa, come quella di Galderisi di rimanere sulla panchina dell’Arezzo. Certo, al presidente in caso di auspicabile esonero di Galderisi, resterebbe il richiamo di Semplici, una cura peggiore del male e che provocherebbe anche l’allontanamento di Ceravolo che, assieme a noi Gazzettieri, ha voluto strenuamente Nanu (non certo questo). La notte porterà consiglio, al nostro timoniere un bagno di umiltà, coraggio e rassegnazione se gli verràconcesso ancora tempo: vincere un campionato e poi salutare non è una condanna, è successo a tanta gente brava che ha allenato in serie A. E che non se la prendeva con i giornalisti per la nona rimonta subìta da pollastri per ascoltare tutti, finendo - irrimediabilmente - nelle fauci degli amici del giaguaro.
Federico Sciurpa
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