Piazze del Gusto che ieri e oggi “anima” il centro storico, è una iniziativa piena, anzi ricca, di buone intenzioni. L’obiettivo della manifestazione è quello di esaltare le eccellenze della tradizione gastronomica aretina. Cibi straordinari nella loro semplicità.Dei quali la standardizzazione del gusto, finisce per perdere traccia. Vi partecipano cuochi, macellai, panificatori e artigiani in genere, ancora capaci di esaltare il “made in Arezzo”. Fin qui un trionfo. L’applicazione dei progetto lascia invece molto a desiderare.
Confusa è la modalità dell’offerta e qualche dubbio la manifestazione lo lascia anche sugli effettivi interessi che porta ai commercianti aretini, al “giro” economico della città, insomma. Un particolare non di poco conto, visto che, in primis, Piazze del Gusto è organizzata dall’Ascom. Intendiamo dire che il prezzo di una promozione così confusa rispetto a prodotti davvero straordinari, è un po’ troppo alto per le attività commerciali aretine. Ieri pochi bar aperti, e quei pochi solo per il caffè, immaginiamo non per consumare primi e panini visto che gli stand dell’iniziativa erano di gran lunga invitanti. Niente ressa (eufemismo) in ristoranti e pizzerie. Beh - si dirà - nel caso sono solo due giorni. No. La “concorrenza” dura un po’ più a lungo. L’iniziativa cade a portafogli pieno per i lavoratori dipendenti, periodo non scelto a caso così come avviene per il Mercato Internazionale di metà settembre. Soprattutto quest’ultimo prosciuga i “viveri” poco prima di Natale e, ormai la durezza dei tempi è nota a tutti, il budget mensile destinato alle provviste gastronomiche, una volta speso non torna più. Per le Piazze del Gusto insomma, la visibilità delle eccellenze gastronomiche non può essere confinata a una “mangiata” di due giorni seppur in una location fantastica come Piazza Grande, ma va promossa in maniera più compiuta con percorsi, opuscoli o pubblicazioni, iniziative originali e di supporto rispetto agli stand da mercato di tutti i giorni. Si ravvede anche la necessità di una scelta maggiormente selettiva, ma pur sempre completa dell’offerta, dei protagonisti da portare nelle piazze. Se l’esigenza è invece solo quella di allietare il centro commerciale naturale, prendiamone atto: è un’altra storia. Allora però, il gioco non vale davvero la candela e i partecipanti possono essere davvero uno, nessuno e centomila. Un po’ come i numeri della kermesse che ogni volta l’organizzatore fornisce fidandosi dell’occhio interessato. Per il futuro, serve davvero ben altro.
Federico Sciurpa
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