Scossa negativa, si riparta dall'identità

Sgonfio. Scarico. Molle. L’Arezzo che perde a Figline è una squadra che peggiora - nell’atteggiamento e nella mentalità - invece che guarire. Il problema è, ancora di più, tutto qui e purtroppo non è poco visto che ai play off gli amaranto dovranno essere palle di cannone. Il ritorno del condottiero fortunato non ha funzionato alla “prima” nella sua Figline ormai diventata di un monumentale Torricelli protagonista assoluto della domenica, ma c’è davvero tempo per ritentare. E il secondo posto è pur sempre possibile con due partite in discesa sulla carta.
Il dato di fatto è però quello che Semplici era stato chiamato da Piero Mancini per correggere i gol presi nella ripresa da Galderisi, nove rimonte subite.
Stavolta è cambiato che l’Arezzo il gol l’ha preso al sesto minuto e non l’ha rifatto più. Leo per “sfruttare la grazia” concessa dal presidente adesso dovrà lavorare durissimo su alcuni fronti decisivi. Il primo buttarsi alle spalle alla svelta questa partita, considerandola figlia della “vecchia gestione”. In quattro giorni, in fondo, si può fare ben poco. Poi ripartire da una identità di squadra. Semplici non crede in questo 4-4-2 col quale Galderisi ha fatto risultati importanti portando l’Arezzo nei play off, ieri ci si è ovviamente presentato per motivi di opportunità, ma lo cambierà, crediamo. Emblematico il ritorno al tre quartista che non c’è, non esiste nell’organico e lui si intestardisce a creare, col sacrificio di Erpen (autentica bizzarria) che ieri è stato il migliore in campo: in panca El Rajo e Croce a non vederla mai per venti minuti dietro le punte, tanto che poi l’allenatore è dovuto tornare ad attaccare con Bazzoffia sull’esterno riportando tutto come era. Si torni insomma, a scegliere un modulo,il suo, e imponga le sue di scelte. Poi il resto verrà da sè. L’Arezzo che deve recuperare sprint e mentalità, ha bisogno prima di tutto di coerenza tattica. E lasciamo da parte la condizione fisica. Il primo tempo di ieri era da tre all’ora e dopo sei minuti l’Arezzo era già sotto con una squadra dove brillava solo una stella: quella del suo allenatore. Certo, le scelte implicano rinunce, uno spogliatoio da tenere, un ambiente da gestire, ma sono necessarie perché non è questo l’Arezzo del nostro Leo. Ci si risparmi solo lo “stiamo tutti uniti, remiamo tutti dalla stessa parte”, che fa molto plotone e molto mare, ma che è una cosa assurda tanto è scontata. Sarà anche inutile cercare il trequartista, che è come cacciar fantasmi col retino delle farfalle: se non c’è, si cambi modulo.
E’ l’ora delle scelte a muso duro, ma le prossime due partite sono quanto di più facile il calendario poteva concedere a una squadra malata, in attesa dei play off.
Tempo importante, da sfruttare al meglio. Ma esiste l’umiltà per capire questa lezione? Lo sapremo solo ai play off. Aspettiamo fiduciosi queste due partite e sei punti che sembrano un bicchier d’acqua.
Federico Sciurpa

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