Quegli imbarazzi sul controllo dell'acqua

Ci sono silenzi assordanti e rumori così forti tanto da non sentirli mai. E’ il caso del referendum presentato pochi giorni fa in Cassazione dal Forum Italiano Movimenti per l'Acqua. Fra pochi giorni si raccoglieranno le firme e il 25 verrà ad Arezzo anche padre Alex Zanotelli, uno dei simboli di questa ”partita”. In settimana il Corriere ha trattato diffusamente la questione, rimasta invece sottotraccia per molti partiti politici.
Forse stavolta è giusto così però, la questione va ben oltre gli schieramenti e poi era Pasqua, quindi c’è sempre tempo per svegliarsi. Quello che è certo è che Arezzo sarà (così è annunciata) una delle capitali di questa ”raccolta”, avrà gli occhi addosso. Tanto importante è stato il suo ruolo nella privatizzazione di questo bene.

Non è nostra intenzione sposare posizioni, raccontarle magari è un dovere. Come sviluppare un dibattito che per ora non c’è. Soprattutto a livello locale.
Ciò che è chiaro, assodato, è che questa battaglia per il controllo dell’acqua è una lotta fra la macroeconomia internazionale e gruppi di cittadini, associazioni, piccoli comuni che cercano di inserirsi nel meccanismo. Così sono stati depositati in Cassazione tre quesiti referendari per fermare il processo di privatizzazione. Senza dubbio l'interesse economico verso l'acqua esiste. Chi propugna la privatizzazione però, sostiene che migliorerà la gestione della risorsa, che non ci saranno aumenti delle bollette e soprattutto che nessuno verrà mai privato del diritto all'acqua potabile.
Tutti assunti però, smentiti da alcuni dati di fatto. E l’esperienza aretina fa scuola. E’ certamente, questa fra i piccoli da una parte e i grandi dall’altra per usufruire di un bene pubblico, una lotta che appare impari. Forse persa, oppure no. Una partita che va giocata e alla quale è giusto se non altro assistere visto che è alla portata di tutti e che sarà la gente a deciderla.
L’obiettivo dichiarato, qui nella terra della privatizzazione e con un “sindaco anti” schieratissimo in provincia come quello di Anghiari che non risparmia randellate pubbliche al Pd, il suo partito, reo di non schierarsi, è di 6mila firme.
Ne stimiamo qualcuna in più nelle previste 45mila toscane. In barba ai silenzi. Anche le formiche, in fondo, nel loro piccolo escono dai gangheri.
Federico Sciurpa

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