Il Cavallino si è rotto ma non buttiamolo via

E’ uno di quei momenti “un po’ così”. Grigiotti, senza sussulti, senza pepe e nemmeno sapore. Uno di quei periodi dove l’Arezzo sembra vivacchiare, tanto ai play off ci andrà anche solo mettendosi in “folle”. Ieri questo è successo, come la domenica prima d’altra parte.
Piccoli passi, qualche discesa ardita e nessuna risalita verso la correzione di un grosso guaio: quelle partite che sembrano vinte e che invece vengono pareggiate in quantità industriale. E’ una storia che si ripete, sempre allo stesso modo, nello stesso punto e nelle circostanze medesime: amaranto davanti per uno o due reti e poi il patatrac.
Ed è pareggite. I difensivisti del tempo dell’aratro gongoleranno, ma se un problema tattico c’è, è quello opposto e cioè il fatto che l’Arezzo non riesce ad interpretare con l’intensità fisica, tattica e mentale la partita della prima mezzora o del primo tempo. Apre le partite e non le chiude, si rattrappisce all’antica con pavidità, questo Cavallino che fa spazientire il presidente che stavolta affonda critiche su Galderisi, il tecnico scelto (giustamente per noi Gazzettieri) al posto di Semplici. L’Arezzo si è guastato anche nei rapporti Mancini-Ceravolo-Galderisi, si è rotto da qualche tempo ed è tutto chiaro. Però non buttiamolo via, ripariamolo col buonsenso. Il tecnico ricominci ad inseguire il secondo posto che vale molto più del terzo (uguali non sono Nanu) con un atteggiamento di sana spregiudicatezza a partire da domenica in casa, dove nelle ultime due partite si è tirato fuori un punto. E solo alla fine si pensi ai play off, col sogno coronato di arrivare primi dietro il Novara monstre. A quel punto, solo a quel punto, l’Arezzo farà davvero paura. Sul campo.

Federico Sciurpa

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