Denuncia. Denuncia contro ignoti. Possiamo provare a dargli un volto a questi uomini senza paura (o solo uno, chissà) che hanno mandato una, due, dieci e forse venti lettere contro il sindaco di Montevarchi nascondendosi dietro l’anonimato: minacce di morte, inni al razzismo, osanna ai nazisti, rimpianto per i forni crematori. E ancora lame e vetri, insulti al sindaco di Arezzo e al Prefetto, parole indicibili contro gli immigrati, fino a colpire i piccoli e indifesi; frasi che sbeffeggiano la Digos, rivendicano e annunciano attentati anche ad Arezzo.
Ma l’obiettivo resta lui, Giorgio Valentini, primo cittadino del centro valdarnese. E noi del “Corriere di Arezzo”.Cinque o sei plichi (dovremmo riguardare le notifiche Digos nel cassetto per essere esatti) ricevuti da fine gennaio ad oggi e quasi tutti contro Valentini. Perché lui? Perché noi? E chi è che scrive? Qual è il motivo reale? C’è in azione la Digos, la Scientifica, in una indagine che per certi versi ha risvolti anche, per così dire, “retrò”. C’è un uomo che scrive a mano o con una macchina da scrivere vecchiotta poi corregge a penna: imbusta, va davanti a una cassetta della posta e invia al sindaco o alla redazione. Non una telefonata, non un messaggio, non un contatto multimediale. Rullini al posto delle foto digitali. Un modo di agire, per così dire “anni settanta” che ci fa pensare a uno (o più) sulla cinquantina suonata, magari chissà, non un lavoratore dipendente. Uno che fa tutto come fosse un rito, un rituale messo in scena da chi magari ce l’ha con Valentini per motivi personali e politici e odia gli immigrati, soprattutto è antisemita fino al midollo. Fino a rischiare di mettere in fila una sfilza impressionante di reati con quelle scritte penose. Oppure no, è l’opposto.
Un gruppo giovane, di chiara matrice neonazista in una delle città a più alto tasso di immigrati della provincia, gente che si incattivisce quando per il Giorno della Memoria vengono premiate sette persone di Montevarchi, in prefettura, reduci dai lager accompagnati dal sindaco. Gente che conosce bene dunque, la rete, la posta elettronica, i telefonini e gli sms, ma che decide di affidarsi - come in un antico film - alle poste per consegnare i propri deliri razzisti: più facile, depistante, meno controllato (forse). Già, ma perché scegliere il Corriere di Arezzo. Una delle prime lettere, crediamo la scorsa estate, arrivò non a noi ma a un periodico del Valdarno. Poi eccoci. E’ il 20 gennaio e “gli ignoti” ci scrivono che Valentini è stato già “ospite in passato sulle vostre pagine.” E giù minacce al sindaco. Poco chiaro il perché. Forse ci considerano un media “alternativo” come è nel Dna del Corriere, forse aperto nell’analisi dei fenomeni sociali locali, oppure la scelta è solo casuale. Gli “ignoti” certo questo giornale lo leggono e segnatamente la pagina del Valdarno tanto da inquietarsi in una lettera perché “l’articolo su Valentini è mediocre”. Succede quando il sindaco di Montevarchi incassa la solidarietà di tutti i sindaci della vallata e noi ne diamo notizia. Chiunque sia, uno o di più, che questo giallo appassioni oppure no, adoperiamoci per fermarlo. La politica delle spallucce, per fortuna, è finita. Speriamo anche sepolta.
Federico Sciurpa
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento