Perché proprio Giorgio Valentini? Perché Montevarchi? Perché le minacce al sindaco valdarnese arrivano qui al Corriere? Una, due, poi altre due, di lettere, questa settimana, nel giro di pochi giorni. L’ultima ieri. Le domande, quelle domande, ce le facciamo da un pezzo, le risposte non le abbiamo e comunque proviamo a darle; ma questa vicenda delle missive anonime, razziste, di minaccia, va affrontata in maniera dura e palese. Presa di petto, da tutti. Non certo sottaciuta nel nome del “non fare pubblicità al mitomane”. Un quietismo che non va, non serve, non funziona.
E per fortuna nessuno si tira indietro, nemmeno gli avversari di Valentini, da sempre in prima linea.
In prima linea - senza retorica - nello stroncare una china pericolosa, lontana dalle solide radici di Montevarchi. Una città che ha una delle percentuali di stranieri più alte della provincia, ma dove sono sempre chiari i valori dell’integrazione, della tolleranza, della democrazia che significa rispetto delle regole; per tutti. A cominciare da un centro storico dove sono gli italiani ad affittare agli extracomunitari e devono farlo senza “nero”. Una delle battaglie di Valentini nella Montevarchi che - fra l’altro - ha uno dei centri Caritas più attivi della provincia.
Questa caccia a gente che semina odio, promette vendetta senza risparmiare gli affetti più cari dei suoi obiettivi, inneggia al razzismo e poi si nasconde dietro l’anonimato delle lettere, va affrontata insomma, con le energie migliori. La Digos - perfino sfidata nella lettera aperta ieri - da mesi è al lavoro in una inchiesta piuttosto delicata ma non a “zero”, coordinata dalla Pm Julia Maggiore. C’è d’altra un sindaco minacciato pesantemente, uno che ha il diritto di amministrare e vivere (lui e la sua famiglia) in maniera “normale” invece che dentro un incubo, nel tormento di lettera pesanti e impunite. Chi le scrive - riflettiamo - non ha paura ormai, nel fare collezione di reati tanto che siamo di fronte a un crescendo di odio, arroganza e perfino baldanza; affronti che forze dell’ordine e società civile sono determinate a combattere. Questo che si tratti di mitomani, folli o neonazisti organizzati, oppure tutti quanti messi insieme.
Per carità, fermiamoli. Fosse anche, solo, la lettera di un pazzo.
Federico Sciurpa
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