E magari prendiamocela con Piero Mancini

Siamo i “gazzettieri”. Quelli che con Ceravolo - unici, soli e spernacchiati (solo qualche giorno) dall’indolenza della maggioranza - abbiamo condiviso l’esonero di Leo Semplici, tecnico che criticavamo da tempo. Condividiamo tutto di Galderisi: la mentalità, le scelte coraggiose il calcio offensivo, l’umanità senza buonismo che trasferisce nel gioco del calcio.
Nanu ha fatto più punti di Semplici in tredici partite, ne ha collezionati più di tutti dopo il Novara stellare, ha salvato l’Arezzo da un futuro nefasto mentre tutta la claque applaudiva un passato incerto: ora è nei play off con tutti e due i piedi e la seconda piazza (nonostante il rovescio di ieri) è a due punti, il pericolo di non andare agli spareggi cacciato a cinque punti a sette partite dalla fine. Il riepiloghino è necessario per non confondere ruoli, posizioni, pensieri, perfino mistificazioni.

Nel barcone dove (a novembre) c’erano solo i “gazzettieri”, soli con Galderisi e Ceravolo, sono infatti montati tutti: nemici di Piero Mancini che cercano in “Nanu” un antipresidente (come con tutti gli altri che l’hanno preceduto), inconsolabili nostalgici e quelli che arrivano sempre dopo (ormai i due generi coincidono). Tanto che - quasi record del mondo - poco dopo Natale, Semplici aveva perso tutte le avanguardie, pretoriani e fedelissimi. Alla faccia. Motivo (da rassegnati): stiamo con l’Arezzo. E grazie.
Ora un passo avanti. Alla luce della prestazione di ieri - non tanto della sconfitta - diciamo che questo Arezzo vive una sorta di pericolosa anestesia. Di involuzione mentale e di tenuta psicofisica. Non ci piacciono in questo marzo nè il clima, nè i ritmi, peggio ancora un inconscio atteggiamento di presupponenza ogni volta (succede sempre) che la squadra va in vantaggio. Una grande impone la sua legge (l’Arezzo per mezzora lo sa fare) e poi chiude, salvo eccezioni. L’Arezzo invece, si ferma alla prima parte. Come col Lumezzane, come con la Cremonese. Come a Pagani, come ieri col piccolo Como. La complicazione - non tanto in classifica, ma nella prospettiva di costruzione - è che il problemino diventa un vizio, perfino malattia, contro una squadra inferiore. Sul piano tecnico tattico, dell’identità, per fortuna c’è ben poco da preoccuparsi: l’impianto è solido, le scelte chiare. Possiamo discutere su Togni al centro della difesa e Figliomeni a destra, ma non è decisivo.
Comunque c’è qualcosa che non va, a partire dalle distrazioni extra rettangolo di gioco. Non sarà mica colpa di Piero Mancini che ancora non ha rinnovato (nemmeno la Juve a Zaccheroni) il contratto a Galderisi?
Programmare significa scegliere, scegliere è anche rinunciare: di certo è una sana operazione di chiarezza che ad Arezzo è necessaria. Ma al giusto tempo e senza fughe in avanti e cottarelle strumentali.
Prima di guadagnarsi l’Arezzo sarà giusto meritarselo. A cominciare da chi sta davanti.
Federico Sciurpa

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