La vittoria di ieri sera del Perugia che ha travolto la Cremonesecon quattro gol, lascia l’Arezzo al secondo posto solitario in classifica. Momento di gloria. C’è di che gasarsi nella rimonta, non c’è dubbio. Scomparsi, spariti i “fan” di Semplici dopo appena 12 partite, adesso lo sport che tiene banco è un altro (per certi versi sempre quello): stare con l’allenatore oppure col presidente.
Quasi ci fossero due partiti.Un dualismo quasi assurdo, che esiste anche in altre piazze, però comprensibile quando alla guida del club c’è un presidente vulcanico, dall’esternazione facile. E tecnici che necessariamente raccolgono in un ambiente che - anche in modo bambinesco - alimenta. Pensate al povero Gustinetti che qui è un ex. Allena il Grosseto e non più tardi di sabato il presidente Camilli gli ha fatto uno shampo pubblico per il 4 a 0 subìto in casa col Crotone. Il Gus risponde che se il presidente ha qualcosa da dirgli può andare nello spogliatoio, è lì che lo trova. Un film già visto tante volte qui ad Arezzo. Di allenatori con Piero Mancini ne sono passati più di venti in dieci anni: bravi, bravissimi, anche mediocri; emergenti e “alla frutta”. Tutti sono diventati degli “anti presidenti”, pure senza volerlo. E’ in fondo, ciò che gli chiede chi è da sempre contro Mancini, un esercito che si ingrossa con le settimane, trova perfino colonnelli nei mesi. Imbarca scontenti di ogni genere, ma ci sfugge dove vuole arrivare. Gli allenatori, diciamocelo, ci marciano un po’. Con una situazione così è facile spaccare la piazza: basta allenare un po’ anche i tifosi, oltre ai giocatori. Un pizzichino ogni giorno. E il solco fra i due partiti si scava. Un po’ di intelligenza - da entrambe le parti - invece non guasterebbe. Nel caso di questa stagione, una frecciata a Galderisi da parte di Mancini ha un duplice significato: quello di criticare l’allenatore e di colpire nello stesso tempo anche il direttore Ceravolo che lo ha voluto (giustamente) al posto di Semplici. Uno sconquasso. Una risposta, o anche mezza del “Nanu”, ridà vita - dall’altra parte - all’infinito dualismo, amato da comari, ruffiani e delatori, che in questo modo si ritagliano un ruolo (altrimenti improbabile) con i due amici vip. Non vogliamo apparire buonisti - noi Gazzettieri non lo siamo, non lo saremo mai - ma sarebbe bene metterci “un po’ di qualità” si direbbe nel calcio, cioè intelligenza. Ad ognuno il suo ruolo, certo con rispetto: quelle medaglie illusorie di appartenenza ad uno schieramento, sono state, in fondo, sempre patacche. Stracciano, distruggono. Col solo fine di ricominciare col prossimo allenatore che verrà, magari col presidente che lascia. Un gioco al massacro. Più pericoloso del Novarà. Sì, ma voi Gazzettieri con chi state? Con Nanu. Un presidente non ha un tecnico (il suo) come rivale.
Federico Sciurpa
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