In più passaggi domenicali abbiamo sottolineato come, nei grandi temi della città, il solo Francesco Macrì riesce a condurre una politica di opposizione credibile e, se vogliamo, avanzata. Non ci stupisce che sia stato “segato” - da un gioco correntizio romano di marca An – da candidato del Pdl alle prossime elezioni Regionali. Lui, Macrì, eterno emergente, si è risentito. C'è rimasto male, ma incassata la botta, ha fatto la cosa più intelligente e vera di questa terra.
Un gesto che più politico non si può: carta e penna per annunciare la sua autocandidatura a sindaco di Arezzo alle elezioni del prossimo anno. Sponda centrodestra, chiaro. Dentro il Pdl. C'è molto poco di emotivo nella missiva certo incavolata di Macrì che il Corriere (solo il Corriere) ha pubblicato integralmente. C'è molto di strategico, invece. Verità, zero provocazioni. Macrì ha capito che ad Arezzo per vincere le Comunali come avvenne nel 1999 con Lucherini, occorre “rompere gli schemi”. Il riferimento è a una politica interna al Pdl che torni a mettere in campo i fatti invece che lotte intestine, epurazioni e personalismi. Il richiamo è soprattutto a una città e a una politica di governo che non si pieghi a condizionamenti di associazioni e improbabili “padrini”. Una politica vera e per questo caraggiosa, vicina agli aretini, stanchi di partiti che si proclamano nuovi e danno spettacoli medioevali per uno sgabello, una alternativa al centrosinistra che non sia trasversale, doppiogiochista, l'altra faccia di una stessa medaglia, insomma.
Macrì intende farlo allo scoperto e l'uscita salva un partito che lo vede, lui a nemmeno 40 anni, unico superstite di razza dell'esperienza Lucherini alla guida della città. Tutti gli altri o hanno preso il treno per Roma o saliranno sul prossimo per Firenze, oppure sono stati trombati, o (peggio ci sentiamo), una volta eletti nel centrodestra sono passati ad altra bandiera. Una ecatombe di cattiva gestione e legittima ambizione. In mezzo a tutto ciò ci sono gli elettori. Più di 20mila votano centrodestra ad Arezzo, altrettanti oscillano nel ballottaggio (eventuale). Riportare “le cose” e anche “i volti” al centro delle strategie del Pdl, è la “mission” del giovane amico di Gasparri e La Russa perché con queste falcate dei mesi scorsi, quello del Pdl aretino non è un gran correre.
Una autocandidatura di rottura e con giusto e importante anticipo, che costringerà molti a scoprire le proprie intenzioni. Macrì, a nostro avviso, come consenso, è secondo solo a Grazia Sestini, una candidata a sindaco invocata soprattutto dal centro. Ma, al momento, una chimera (non ci dilunghiamo sui motivi) che, strana la politica, alla fine potrebbe anche buttarsi nella mischia. Chiunque sarà il candidato a sindaco del Pdl, chiunque vincerà, il centrodestra dovrà comunque essere grato alla battaglia di Macrì. Certo oggi uno ferito, ma mai così lucido. E pronto a provarci: è la battaglia della sua gente, quella contro gli schemi logori portati avanti anche dal suo partito. C'è bisogno di uomini così. Comunque vada.
Federico Sciurpa
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