Ex Lebole, impacci e silenzi assordanti

La nuova puntata sull’area ex Lebole si arricchisce questa settimana di nuovi particolari. Quelli decisivi: Stefan ha già venduto i due negozi di Arezzo e Subbiano (acquirente una catena straniera di abbigliamento) e domani mattina riproporrà in Comune la dichiarazione di inizio di attività per aprire l’ingrosso che il sindaco ha stoppato. I lavori al capannone che fu della Lebole cominceranno - secondo Videtta, amministratore di Stefan - fra venti giorni e a fine aprile ci sarà il via al cash and carry a metà strada fra l’ingrosso e il supermercato.
Su queste ultime notizioline anticipate dal Corriere, prendono posizione la solita Confesercenti e i sindacati. E gridano al ricatto.
A rischio ci sono infatti più di trenta posti di lavoro, famiglie in ansia.

Il resto del mondo non sembra prendersela più di tanto, invece. La vicenda sembra una di quelle che fa esclamare “passerà”.
Se non era per Confesercenti e il suo segretario Checcaglini, d’altra parte, nessuno avrebbe messo in guardia sul pastrocchio che si sta compiendo nell’area. Nessuna sorpresa quindi, se soprattutto le forze politiche se ne stanno rintanate. Proprio non pervenute. Qualcuno che osa certo c’è. Forse solo uno e della prima ora, Francesco Macrì del Pdl.
Per il resto politica dello struzzo con quei pochi che tirano su la testa - come ha fatto Baldi ora consigliere comunale passato dell’Udc - solo per correre dietro a una lucida e tempestiva valutazione di Inghirami che a nome degli industriali chiede di rivedere tutte le aree industriali dismesse di Arezzo. Scelte, strategie, piani complessivi e senza stare a guardare.
Questa è certo la vera grande partita - che il Comune non può giocare di rimessa come annotava ieri Tito Barbini nella sua riflessione settimanale su queste colonne - ma intanto, ci domandiamo: chi si occupa di questa?
Roba grossa. E’ un’area che nove anni fa fu pagata 27 miliardi di lire per sottrarla ad una ipotesi di Outlet di Morrison che piaceva al centrodestra. Invece che affari però, i proprietari Becciani e Carrara - acquistarono da Marzotto con l’intercessione di Confcommercio - in questi anni hanno pagato e pagano solo l’Ici. Non è una partita trascurabile tanto che Butali e Giannetti ci hanno messo già gli occhi come alternativa a Stefan che però un contratto di affitto con Aerre l’ha firmato (300mila euro all’anno) e conta, come detto, di aprire per poi nel caso anche comprare. Lì ci verrà un Cash and Carry ma anche bar, punti ristoro, fast food. L’area è pronta a rivivere, ma Comune e Aerre c’è da pensare che battaglieranno ancora, aspettando la sentenza del Tar. Una attesa fra il silenzio assordante dei partiti, molti dei quali si proclamano nuovi, ma agiscono con logiche vecchie. Logore. Aspettando, magari, un vincitore sul quale tuffarsi. Peccato (per loro) che qui arrivi troppo tardi. Ma forse, tristezza, non interessa nemmeno questo.
Federico Sciurpa

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