La doppia partita sull'area ex Lebole


Si gioca una strana battaglia sull'area ex Lebole. I tavoli sono due, forse tre e l'unica questione certa è che fino alla fine nulla doveva trapelare. Meglio sapere a cose fatte. E' Confesercenti, l'organizzazione minoritaria in città dei commercianti, che il 15 gennaio di buona mattina fa "outing". Racconta col suo direttore Mario Checcaglini, persona chiara e limpida, che in quell'area sta per aprire un grande magazzino a marchio Stefan: 10-15mila metri quadrati di superficie di vendita in un'area produttiva nella quale non è consentita la vendita al minuto.
 Confesercenti teme che Stefan aggiri le norme come a Prato: apre all'ingrosso, non è sottoposta quindi nemmeno agli orari dei negozi, poi arriva a vendere a tutti con una scorciatoia.
Ogni cittadino può iscriversi ad una cooperativa divenendo così operatore professionale, quindi in grado di acquistare come in un negozio. Contrari a Stefan sull'area ex Lebole anche i sindacati che scrivono al sindaco. Sulla questione è meno stringente il direttore di Confcommercio Franco Marinoni. L'associazione presieduta da Benito Butali, spiega col suo direttore: "evitiamo situazioni anomale e non compatibili con le destinazioni dell'area: produttivo e commercio all'ingrosso." Un sì o un no a Stefan però, da Marinoni non si ode. L'Ascom - questa è la seconda battaglia alla quale facevamo riferimento - è una componente decisiva su quell'area. E non solo politicamente. L'associazione diretta da Marinoni, nel 2001, diede vita a una vera e propria crociata contro la giunta di centrodestra di Luigi Lucherini che su quei 70mila metri quadrati era pronta a "favorire" un grandioso outlet di Morrison che avrebbe acquistato l'area da Marzotto. Un mostro secondo i commercianti di Ascom (gli Outlet si combattono con altre armi che la qualità dei commercianti aretini possiede ndr), che avrebbe ammazzato il commercio cittadino. L'Outlet non fu quindi realizzato ad Arezzo, ma qualche istante più tardi a Foiano della Chiana, a venti minuti di auto dalla città.

Da Marzotto, invece della scozzese Morrison, comprano allora nel 2001 le famiglie Becciani e Carrara. Operazione da 27 miliardi di lire traghettata, favorita proprio dall'associazione diretta da Marinoni orgoglioso così di "aver sventato la follia di un colosso commerciale su quell'area." L'Aerre però, da nove anni sta con quell'area in mano e nulla ancora si è concretizzato. Di Arezzo City, la società che dovrà gestire l'operazione Lebole, fa parte insieme ad Aerre anche Ascom (quota del 10 per cento). Marinoni dice che è una garanzia perché l'operazione non diventi conflittuale nei confronti dei commercianti aretini, quindi un progetto complessivo che preveda un po' di residenziale, commerciale di servizio, direzionale, alberghi, fitness ecc.
Ci chiediamo, è vero che Stefan ha trattato con Aerre, ma di questa operazione Ascom nulla sapeva? Perché la questione deve sollevarla Confesercenti?
Poi esiste una terza partita, ancora più ampia, più grande di Stefan e del progetto complessivo sul quale insiste Marinoni per la ex Lebole. E' quello che tirano fuori gli industriali con Inghirami: l'associazione chiede una riconsiderazione di tutte le aree, non solo quella della ex Lebole. La giunta Fanfani ha davvero una opportunità davanti, riuscirà mai e finalmente a sfruttarla?
Federico Sciurpa

Nessun commento:

Posta un commento