C’era il trucco. E il sindaco Fanfani ci ha messo uno stop. Quel capannone dell’ex Lebole non può andare a Stefan: l’area è produttiva e non commerciale e poi, come successo a Prato, non si può rischiare che l’ingrosso si trasformi in una vendita - camuffata - al dettaglio. Ci vuole poco: una tessera di socio di una cooperativa al momento dell’acquisto e l’ostacolo è aggirato. Si compra come in un normale negozio, non serve la partita Iva, condizione indispensabile per gli spacci.
La questione finisce così al Tar, con l’assessore regionale Paolo Cocchi che, da parte sua, ammonisce: “La Toscana non è la repubblica delle banane. La legalità è un valore da rispettare.”
Sull’operazione Stefan, scatta insomma il disco rosso. E la partita, cominciata ad inizio novembre, sembra già chiusa.
Aveva ragione Mario Checcaglini, direttore di Confesercenti, che - voce isolata mentre Ascom giocava a nascondino - ammoniva sul pericolo mortale per il commercio aretino rappresentato dall’apertura.
Tanto che a Prato, da Stefan, Checcaglini c’è perfino andato a fare spesa in incognito, in settimana, e si è visto fare la tessera di socio della cooperativa per poter acquistare al dettaglio. Ha fatto spesa come in un normale negozio.
Il gioco è chiaro e smascherato. Trasparente è la posizione del Comune, comprensibile anche quella della proprietaria dell’area: l’Aerre di Becciani e Carrara che dà vita a una battaglia legale sui lavori per trasformare il capannone industriale.
D’altra parte sono passati nove anni da quando l’area dismessa è stata comprata da Marzotto: cavarono, allora, 27 miliardi di lire con l’intercessione dell’Ascom che intendeva salvaguardare, dopo un’autentica crociata, il commercio aretino dallo spauracchio dell’Outlet di Morrison, progetto spalleggiato dall’allora sindaco di centrodestra Luigi Lucherini. Risultato: l’Outlet si fece a venti minuti da Arezzo qualche anno più tardi. La disinvoltura con la quale i vertici dell’Ascom Butali e Marinoni hanno taciuto sull’operazione Stefan (ora è facile parlare) invece sollevata correttamente e con tempismo da Confesercenti, è quantomeno imbarazzante.
In parte tristemente comprensibile. Confcommercio ha infatti una duplice veste sulla questione, con interessi potenzialmente antitetici: da una parte difendere gli interessi dei commercianti, i propri associati; dall’altra trovare acquirenti per l’area.
L’Ascom infatti non ha soltanto combattuto l’Outlet nel 2001 e trovato la soluzione Aerre, ma Confcommercio è nella società, assieme ai proprietari dell’area, che dovrà gestire le future attività che sorgeranno sull’area dell’ex Lebole: Arezzo City.
Cancellato Stefan, pare di capire, sotto un altro. La prossima volta, è un sommesso suggerimento, con un pizzico di classe in più.
Federico Sciurpa
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