"La targa a Vittorino Ceccherelli non si tocca". Il monumento all'aviatore fascista aretino, medaglia d'oro, caduto in Spagna, continua a dividere: da Arezzo parte una petizione contraria a qualsiasi modifica. Sono state già raccolte 350 firme ed il promotore è un giovane aretino: si chiama Vittorio Giorgetti. Il caso, sollevato dal Corriere di Arezzo, è diventato ormai internazionale dopo la notizia di una vera e propria sollevazione in Spagna contro quella targa "ad un aggressore": lettere alle istituzioni e raccolta firme che verranno consegnate all'inizio di novembre proprio ad Arezzo. Vi propongo il pezzo uscito questa mattina sul Corriere di Arezzo da David Mattesini.
AREZZO - Oltre 350 le firme già raccolte ad Arezzo perché il monumento agli ex studenti del Liceo Classico caduti tra la prima e la seconda guerra mondiale, inclusa soprattutto quella al pilota dell’aviazione fascista Vittorino Ceccherelli, resti così com’è. Un caso internazionale che a questo punto arriva a dividere anche Arezzo. Sensibilità offese dalla targa commemorativa quelle degli italo-spagnoli residenti a Barcellona, che hanno ormai raccolto migliaia di firme per ricordare che quella medaglia d’oro al legionario caduto in Spagna, sarebbe da togliere perché nel contesto della guerra civile spagnola, i bombardamenti dei 700 apparecchi inviati da Mussolini, causarono settemila morti soprattutto tra la popolazione civile. Una visione completamente contraria quella dei promotori della petizione aretina, primo firmatario Vittorio Giorgetti, figlio del consigliere Comunale del gruppo FI verso il Pdl, Raffaello. Giovani generazioni che si confrontano su ciò e cosa è meritevole ricordare di un passato che esce dai libri di storia per piombare con tutto il suo peso sulla coscienza dell’oggi. Vi ricorderete gli studenti del Classico intervistati dal [CORS]Corriere [/CORS]qualche giorno fa, esprimere contrarietà ad una targa che laconicamente non spiegasse la storia dell’uomo, dietro il nome sulla targa. Obbiettivo dunque della petizione odierna, mettere tutte le carte sul tavolo e spiegare come e perché da un punto di vista diverso quella targa abbia tutto il diritto di non essere toccata, ne integrata da qualsivoglia spiegazione. “A prescindere dalle ideologie, credo che a qualsiasi caduto si debba rispetto. - attacca Vittorio Giorgetti - Oltretutto credo che la sottoscrizione spagnola, sia stata una mistificazione sostanzialmente voluta dei movimenti della Sinistra catalana, e poi recepita dai colleghi omologhi della sinistra aretina”. Una petizione che vuol anche rispondere all’appello spagnolo per la rimozione: “paragonare Vittorino Ceccherelli ad un SS, mi sembra del tutto fuori luogo. Tragicamente in ogni guerra ci sono delle vittime. Inoltre voglio sottolineare comee questa raccolta di firme nasca in termini apolitici e sia slegata dai partiti”. Ciò, però non toglie come la stessa sia rivolta anche al coinvolgimento della politica locale, in vista di quel tavolo che dovrebbe portare a breve Provincia, Comune e Liceo a trovare una soluzione definitiva e condivisa: “La raccolta si estenderà anche a chi vorrà aderirvi in Consiglio comunale e provinciale - continua Georgetti - Chiederò di sottoscriverla anche al sindaco Fanfani, che si era già espresso contro la rimozione”. Vedremo come andrà a finire.
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Davvero romantico
RispondiEliminaLucia Tarantelli
Come ex studente del Liceo, fortunatamente fuori da ogni schema dei partiti, trovo incredibile che mentre la citt... Visualizza altroà affronta la crisi più profonda dell'ultimo secolo si trovi il tempo di parlare di cose simili. La targa rappresenta una memoria storica, la stessa memoria storica che è stata mistificata da chi scambia un pilota di caccia con uno di bombardieri. Come fu già fatto con la memoria del Viva Maria. Vorrei che la gente tornasse a fare qualcosa di concreto invece di perdere tempo nel perseguire la damnatio memoriae del nostro passato.
RispondiEliminaAdriano Nano Checcacci
Adriano, crediamo che dibattere, confrontarsi, conoscere la storia e ricercare delle soluzioni non sia una perdita di tempo, ma occupare parte del tempo, senza toglierlo alle cose concrete che, sono daccordo con lei, vanno (dovrebbero) essere realizzate. In democrazia, di solito e per fortuna, funziona ancora così.
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