L'Arezzo divora e trova l'identità


Facile, quasi elementare. E’ un Arezzo vorace, che vince mangiando gli avversari. Così viene voglia di farsi prendere la mano, ma è presto. Cerchiamo di essere realisti e facciamo anche gli avvocati del diavolo. Come domenica scorsa a Foligno: dicevamo che ormai la maschera è stata gettata.

Una squadra all’attacco della serie B e che con l’ultima in classifica doveva presentarsi senza cinque difensori, con una linea a quattro. Così è stato e, tutto sommato, non ci voleva molto.
Stavolta ribadiamo che sul piano tecnico l’Arezzo ha individualità notevoli, gioca a fiammate ma quando pista divora e così ha annichilito anche la Paganese.
Forse un bonus del campionato si dirà, quello di ieri al Comunale, perché il fanalino di coda non è destinato a fare molta strada. Però di semplice non c’è niente e anche una formazione di vertice qual è l’Arezzo, candidato alla serie B, può inciampare su scogli come questi. E invece no. Sono arrivati tre punti facili facili che proiettano l’amaranto sulla cima della classifica e lo indicano come una delle squadre da battere. La vittoria permette anche di correggere in serenità altri difetti oltre alle lacune già coperte nelle ultime settimane.
Dimenticata l’inutile bruttura dei cinque difensori che non si addice a chi deve andare fra i cadetti, rimesso Erpen titolare, confermato Togni che aveva strabiliato a Foligno per pura casualità (entrato perché un difensore, Mezzano, si era fatto male) e che si è consacrato come autentico mattatore ieri pomeriggio, l’Arezzo adesso deve convincere in parte nell’identità e per grandi tratti nella fluidità e continuità del gioco. Erpen rimane fuori posizione, con gli uomini di ieri incanterebbe in un 4-3-3, ma se Semplici vede l’argentino dietro le punte: vada avanti col suo modulo.
Quello con la Paganese, s’intende. Una formazione forse senza filtri a centrocampo, sicura dietro con due sentinelle centrali implacabili e di categoria superiore, un Chianese in stato di grazia sostenuto da Essabr e da Erpen che quando va sull’esterno fa male. Un Arezzo sempre in grado di costruire, meno di pressare, ripartire in modo arrembante. Però, ribadiamo, è spaccare il capello in quattro quando in casa si sono fatti cinque centri su cinque.
E allora si riparta da quelli, da questo successo, con la coerenza di un modulo che poi in corsa si può sempre aggiustare e con uomini che al momento garantiscono tenuta atletica e tattica anche se il forte dell’Arezzo non sono certo i ritmi. Stessa identità, stesse certezze anche fuori insomma.
In questo senso dopo “il battuto” dato al Foligno al Santo Pietro, domenica prossima a Como ci si aspetta un Cavallino coerente, stesso modulo e piglio, perché la vittoria di questo campionato passerà soprattutto per i risultati delle trasferte (il Comunale è ormai una fossa dei leoni). Lì, dove aspettano l’Arezzo come una grande da fare fuori a tutti i costi. Consapevolezza e niente vertigini. Nè ora, nè mai.
Federico Sciurpa

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