Caccia al "poliziotto" con la felpa blu
Sono in corso indagini per far luce sulla vicenda delle sassate alle auto dei tifosi dell'Arezzo, a Foligno, subito dopo la partita con i falchetti domenica scorsa, partita vinta dagli amaranto per 4 a 1. Uno degli autori del lancio delle pietre, quello che si è qualificato come poliziotto indossava una felpa azzurra con la scritta Italia. I sassi, secondo una ricostruzione, sono stati scagliati verso le prime auto del corteo, a due chilometri dallo stadio Santo Pietro di Foligno.Il Corriere di Arezzo anche questa mattina è tornato sulla vicenda sollevata ieri. Ecco il pezzo scritto da Luca Serafini.
Possibile che nell’anno 2009 un poliziotto in borghese si metta a scagliare pietre contro macchine in movimento per questioni di tifo calcistico? Possibile che anni e anni di fatti di violenze dentro e fuori dagli stadi siano volati via senza lasciare insegnamenti? Possibile che il doloroso caso della morte di Gabriele Sandri non abbia cambiato di una virgola coscienze e atteggiamenti? Possibile. Le indagini sulla sassaiola di Foligno contro i sostenitori dell’Arezzo, che vedrebbe coinvolto anche un appartenente alle forze dell’ordine, vanno avanti. Una decina di testimoni presi a verbale negli uffici della Questura di Arezzo, attenta visione dei filmati, altri accertamenti: così si muove la Digos. Un lavoro paziente e determinato per dare nome e cognome agli autori del lancio di sassi, che una volta identificati saranno chiamati a rispondere del reato di “lancio pericoloso di cose”. Tra i potenziali denunciati c’è anche il presunto poliziotto. “Presunto” perché così egli si è qualificato nei momenti concitati di domenica pomeriggio, quando la carovana di tifosi amaranto presa di mira si è fermata e i lanciatori di pietre sono scappati. Indossava una felpa azzurra con la scritta Italia, hanno riferito dei testimoni. Con lui c’era anche una donna, aggiungono altri. Ogni cosa è adesso al vaglio degli inquirenti. Il riserbo sulle indagini è tale che non si inquadra bene la portata del fatto. Soltanto un equivoco, oppure davvero qualcosa di molto grave? Bocche cucite negli uffici di via Filippo Lippi, ma conoscendo il rigore del questore Felice Ferlizzi e le qualità della Digos aretina, verrà fatta ogni cosa per delimitare esattamente contorni e protagonisti dell’episodio. La notizia di una indagine in questo senso, pubblicata ieri dal Corriere, ha subito sollevato reazioni e commenti anche sul Web. Con una unanime richiesta di verità e di giustizia. Per riepilogare e sintetizzare, le sequenze dell’accaduto sono queste. Al Santo Pietro finisce la partita, con l’Arezzo che batte il Foligno 4-1. I tifosi aretini, giunti nella città umbra con mezzi propri, ripartono mettendosi in fila. Un paio di chilometri dopo, le prime vetture del corteo vengono fatte bersaglio di sassi. A lanciarle sono due o tre persone appostate lungo la strada, in una piazzola adiacente a un cantiere. A quel punto le vetture si fermano e gli aretini escono per capire cosa sta accadendo e chiedere spiegazioni agli autori del lancio di sassi. La situazione potrebbe diventare critica e gli agenti del servizio di sicurezza che seguono i tifosi, intervengono. Intanto gli autori del lancio di pietre guadagnano la fuga. Uno di loro, appunto, si qualifica come poliziotto rivolgendosi ai tutori dell’ordine. L’episodio si chiude senza particolari danni a persone o cose (nessuna denuncia è stata sporta), ma con alcuni punti interrogativi cui rispondere. A partire dall’individuazione dei responsabili della sassaiola. I poliziotti della Digos aretina andati in trasferta a Foligno con la tifoseria amaranto, annotano i primi elementi. Poi si mettono al lavoro per chiarire tutto. Si cercano riscontri, si va a fondo per capire e dare nomi e cognomi ai volti. Potrebbe essere “robetta” come no. Nessuno parla, ma nell’aria della Questura si coglie quella nobile filosofia del “...noi andiamo avanti, senza guardare in faccia nessuno”
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