Il circolo della discordia


Il circolo rumeno non andava chiuso. Dopo l'accoltellamento in via Sturzo (il ferito e il feritore, entrambi clandestini sono stati espulsi) sono stati tolti i sigilli alla Casa Romaneasca col tribunale che ha dichiarato illegittimo il sequestro. Adesso siamo al braccio di ferro col Comune. Al club sono state ritirate le autorizzazioni e l'avvocato Giorgetti ha dichiarato che "è sbagliato punire chi svolge un'attività correttamente".

Questa mattina il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani ha spiegato di avere " il massimo rispetto per le decisioni della magistratura che, nella vicenda di Casa Romaneasca, ha ovviamente preso in esame le responsabilità individuali. A noi spetta valutare, la stessa vicenda, in termini più generali e all’interno di un contesto che ritengo irrinunciabile e cioè quello di una forte attenzione alla sicurezza. Per questa ragione l’Amministrazione comunale conferma la linea di massima fermezza e non modifica, nemmeno di un centimetro, la sua linea su questo tema centrale”. Il Comune di Arezzo ha messo in atto il procedimento di divieto dell’attività di somministrazione all’interno del circolo “Casa Romaneasca” in via Don Sturzo e di decadenza della Dia del settembre 2006. Qui sotto proponiamo l'articolo sulla vicenda pubblicato questa mattina dal Corriere di Arezzo scritto da Luca Serafini.

I sigili al circolo dei rumeni vanno tolti. Non è valido il sequestro del locale di via Sturzo davanti al quale la notte tra il 12 e il 13 agosto scorso due clandestini albanesi legati ai giri della prostituzione e della droga si affrontarono in un sanguinoso scontro. Il Tribunale del riesame di Arezzo, con un colpo di spugna ha annullato il decreto scattato da parte della polizia giudiziaria in seguito all’accoltellamento e subito convalidato dal magistrato. Secondo il presidente Vincenzo Denaro, quella drastica misura non è sorretta da “idonea motivazione”. Accolta, invece, la richiesta dei proprietari della Casa Romaneasca, una famiglia di rumeni che aveva presentato ricorso attraverso l’avvocato Raffaello Giorgetti. L’esercizio pubblico torna ora nelle loro disponibilità, ma non può riaprire i battenti. Pende ancora, infatti, la misura emessa dal sindaco Giuseppe Fanfani in nome della “linea della fermezza”: il ritiro di tutte le autorizzazioni comunali ai locali in qualche modo legati a fatti criminosi. Eppure, scrive il giudice nel dispositivo che dissequestra la Casa Romaneasca, “non sussistono specifiche ragioni che impongano, sotto il vincolo del sequestro, l’effettuazione di imprecisati ‘rilievi di legge’, anche tenuto conto del fatto che il delitto di tentato omicidio si è svolto, secondo gli atti, fuori dal locale”. Se gli inquirenti avessero voluto documentare le entrate e le uscite dal circolo in quella drammatica notte, argomenta il giudice, si poteva casomai “giustificare il sequestro della videocassetta del circuito interno e non certo dell’intero immobile o comunque dell’esercizio pubblico”. Ma non è tutto, perché nel provvedimento del tribunale del riesame si legge ancora “non risulta dagli atti che tali rilievi, a un mese dai fatti, siano stati effettuati e ciò rafforza il convincimento della carenza di utilità probatoria del sequestro”. Secondo l’avvocato Giorgetti con la restituzione della Casa Romaneasca ai suoi titolari si sana una vera ingiustizia. Scaduti i termini di trenta giorni della sospensione dell’attività, il prossimo passo sarà adesso l’azione che tende al recupero di tutte le carte per riaprire la saracinesca. In caso di mancata restituzione della licenza, si può andare al Tar. Giorgetti, che è anche consigliere comunale di opposizione nel gruppo di Forza Italia per il Pdl, commenta: “al sindaco che ha votato contro le ronde, dico che non si può accusare e penalizzare chi gestisce legittimamente una attività in maniera corretta; piuttosto dovrebbe avere a cuore l’effettiva sicurezza dei cittadini”. Per quanto riguarda gli sviluppi successivi al fatto di sangue, l’albanese autore del ferimento (derubricato da tentato omicidio a lesioni) è stato espulso e rimpatriato in Albania: non può tornare per 10 anni. E’ anche indagato per il raid al night “il Dollaro” di Monterchi (tentata estorsione per imporre le ballerine rumene al posto delle russe). Il connazionale che rimase ferito alla Maestà di Giannino alla vigilia di ferragosto, pure lui con precedenti, pur ridotto a una maschera di sangue se la cavò poi non così male: 25 giorni di prognosi. A inizio settimana è stato accompagnato in Albania, con un divieto a tornare in Italia per 3 anni

Nessun commento:

Posta un commento