Sorpresa Chimet apre altrove



La commissione d'inchiesta ha dato lo stop all'ampliamento della Chimet. L'azienda però, annuncia di non volervi rinunciare e avverte: potremmo aprire altrove. L'amministratore delegato Sergio Squarcialupi spiega così le prossime mosse. E il caso fa ancora discutere. Eccoli i progetti nel pezzo uscito questa mattina sul Corriere a firma di Luca Serafini.

Chimet non lascia l’idea e punta ancora al raddoppio. Il giorno dopo l’altolà della commissione d’inchiesta, la posizione della grande azienda di recupero e affinazione metalli di Badia al Pino, è tutt’altro che una marcia indietro. “Il progetto non verrà ritirato”, dice la nota stesa da Sergio Squarcialupi con l’avvocato Roberto Alboni.
Incassato il giudizio positivo sull’impianto esistente, Chimet si prepara a presentare le “integrazioni”, ma a patto che il piano sia sottoposto ad un giudizio solo e soltanto “tecnico”. Altrimenti sarà battaglia legale, dinanzi al Tribunale amministrativo regionale. E se poi - emerge dalla nota - si vuol in ogni modo osteggiare lo sviluppo dell’azienda, Chimet fa sapere che “si sta già attivando per delocalizzare parte delle attività in paesi vicini all’Italia dove, tra l’altro, vi sono costi gestionali nettamente inferiori”. L’articolata presa di posizione prende le mosse dal parere favorevole dato dalla Commissione all’impianto esistente, dando atto a Chimet di applicare già “le migliori tecnologie disponibili”. Per l’azienda “questo dovrebbe tranquillizzare i cittadini, in primo luogo, ma soprattutto il Comitato e Democrazia Partecipativa che, fin dal rilascio dell'A.I.A, hanno "combattuto" per far affermare il contrario, tanto da presentare ricorso al TAR per l'annullamento della attuale autorizzazione e poco dopo una denuncia alla procura che ha portato all'indagine tuttora in corso.” Chimet tira un respiro di sollievo in vista della conclusione dell’attività svolta dal pm Roberto Rossi e dalla Forestale in mesi e mesi di controlli e accertamenti e in vista dell'imminente trattazione della causa presso il TAR. Poi si entra nel merito della questione ampliamento: “Contrariamente a quanto auspica la Commissione - dice la Chimet - la Conferenza dei Servizi che sarà chiamata ad esprimere il proprio parere, dovrà chiedere integrazioni di carattere tecnico - laddove necessarie -; Chimet fornirà tali integrazioni e, solo all'esito, Conferenza dei servizi e Provincia dovranno esprimere il proprio definitivo parere. Naturalmente, dovrà trattarsi di decisione di carattere esclusivamente tecnico.” E non politico. Altrimenti sarà Tar. Per Chimet “non ha senso ed è contrario alla legge, inoltre, quanto affermato dalla Commissione sulla necessità di subordinare l'esito della VIA alla effettuazione di studi come la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) o a studi Epidemiologici specifici.” Anche se l'azienda è aperta ed anzi incoraggia monitoraggi, studi epidemiologici ed ogni altro tipo di cautela a presidio della salute dei cittadini e della qualità ambientale. “Tali attività, tuttavia, affiancano le attività industriali ed umane in genere, non le precedono. Le VIA - sottolinea l’azienda di Badia al Pino - si costruiscono sui dati esistenti, non su quelli futuri.” Infine una specie di “appello”: “Chimet ha bisogno di stare al passo, tecnicamente e commercialmente, con le esigenze del mercato mondiale. Ha bisogno, quindi, di potersi sviluppare senza attendere i tempi ed i modi della burocrazia e della politica italiana.” L’intenzione è “salvaguardare, al massimo, tutte le risorse umane presenti nell'azienda”. Ma ci sono altri territori dove Chimet può “delocalizzare”.

1 commento: