Sei anni a Spaccarotella


Sentenza per l'omicidio Sandri. Alessandro Veltroni ha scritto per il Corriere la cronaca del giorno del verdetto

Gabbo è morto solo e soltanto per un incidente. Per una negligenza di Luigi Spaccarotella, che sbagliò a non riporre la pistola nella fondina e non inserire la sicura. Ma quel colpo che gli partì fu involontario. E per questo deve pagare con 6 anni di carcere, omicidio colposo aggravato. - I testi non bastano. Ha vinto dunque la difesa. Hanno vinto i legali Molino e Bagattini. Dopo quasi nove ore di camera di consiglio la Corte di Assise di Arezzo, presieduta da Mauro Bilancetti, ha deciso che le motivazioni addotte dai difensori del poliziotto di Battifolle (la deviazione del proiettile, l’asma, la tensione) sono state più credibili delle testimonianze oculari. Il pubblico ministero Giuseppe Ledda, nonostante la precisa e puntigliosa requisitoria e la partecipata replica, non è riuscito a convincere la giuria: aveva chiesto per l’agente 14 anni di reclusione, ovvero la condanna per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo lui Spaccarotella non ha mai voluto uccidere, ma il colpo fu volontario e doveva prevedere che avrebbe potuto ammazzare. - “Buffoni, vergogna”. E invece no. La sentenza arriva poco prima delle venti, quando la Corte entra in aula per la seconda volta. Il primo tentativo era andato fallito, perché non si riusciva a trovare il pubblico ministero. Di nuovo tutti fuori, quindi, mentre l’aula si andava riempiendo di giornalisti e tifosi. Quando Bilancetti cita gli articoli del codice, in pochi capiscono: “589”. L’avvocato Bagattini esulta platealmente. Poi, quando il giudice rende noti i sei anni di reclusione, sono attimi concitati di urla e offese. “Buffoni, vergogna”, gli epiteti che vengono lanciati verso la Corte. Le forze dell’ordine intervengono, fuori i tifosi. Il giudice continua imperterrito mentre la madre di Gabriele si sente male. Accusa un malore, il figlio ed il marito la sorreggono e la rinfrescano sventolandole un foglio davanti alla faccia. Il pm Ledda e l’avvocato Monaco lasciano subito la sala. Molino, invece, corre ad abbracciare i colleghi e gli assistenti. Poi prende il telefono e chiama Spaccarotella: “Era entusiasta - racconta poi ai giornalisti - ha detto che mi darà un bacio”. - Non finisce qui. E’ stata solo una tragica fatalità, secondo la Corte. Come ha sempre detto l’agente di Polizia. Come tendevano a dimostrare gli avvocati della difesa. Non la pensano così, ovviamente, né il pubblico ministero Ledda né l’avvocato della parte civile Monaco. “Io Spaccarotella non lo mollo”: il padre Giorgio è stato esplicito. E la sua lotta non finisce qui. Perché tutti confermano che adesso si andrà in appello. Chiederanno di nuovo l’omicidio volontario, l’accusa e la parte civile. Ma anche Molino e Bagattini non si accontentano: dopo la prima eccezionale vittoria, vorranno ottenere l’omicidio colposo semplice (5 anni), senza aggravanti. Vorranno dimostrare che le attenuanti generiche, richieste dal pubblico ministero Ledda insieme alla condanna per omicidio volontario, sono prevalenti rispetto alla previsione del fatto, l’aggravante con cui il giudice Bilancetti ha “condito” la sentenza di omicidio colposo. Alla famiglia Sandri vanno per il momento 143mila euro, il resto del risarcimento sarà stabilito in sede civile. - Ciao Arezzo. Sei anni di reclusione invece per il poliziotto, che per il momento, ovviamente, non andrà in galera. Deve infatti terminare il classico ciclo dei tre gradi di giudizio, e ancora ci sono l’appello e la Cassazione. Il processo Spaccarotella riprenderà dunque in inverno. Ma ormai Arezzo esce di scena: rimarrà solamente lo scenario di quel tragico omicidio del novembre del 2007. La Corte d’Assise, infatti, si riunirà a Firenze.

Alessandro Veltroni

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