La liberazione di Vagni

AREZZO - Ha riabbracciato la moglie e la figlia. Sorrisi a Manila, emozioni forti: quelle di chi torna alla vita dopo la paura di sei mesi infiniti nelle mani dei terroristi, la testa “immaginata in una cesta”, la fortuna di essere scampato al colera, resistito all’ernia, dimagrito allo sfinimento. Eugenio Vagni, l’ingegnere di Montevarchi rilasciato sabato, ha perso venti chili nei 178 giorni di prigionia con i ribelli di Abu Sayyaf, ma ha raccontato di essere stato trattato bene dai sequestratori del terribile gruppo islamico di Abu Sayyaf. Loro lo chiamavano “Apo”, termine locale che sta a indicare rispetto per le persone anziane. L’hanno nutrito solo a riso e pesce, ma il volontario della Croce rossa ha raccontato che i rapitori lo hanno curato quando ha contratto il colera e gli evitavano il trasporto di pesi quando era stanco. Vagni però, ha ammesso di aver vissuto con il costante timore di essere decapitato. Intervistato dalla Abs-Cbn, notizia poi battuta dalle agenzie internazionali, l’ingegnere ha detto di aver immaginato spesso “la mia testa in un grande cesto”. Terribile. Ora è tutto finito anche se c’è un piccolo mistero legato al pagamento di 50mila peso, poco più di mille dollari,750 euro. Eugenio Vagni è stato infatti rilasciato dopo che il negoziatore del governo di Manila ha pagato quella somma e ha accettato di rilasciare le due mogli del leader del gruppo di sequestratori Abu Sayyaf, considerato vicino ad al Qaida. È stato lo stesso negoziatore, il vicegovernatore di Sulu, Ann Sahidulla, a raccontare di aver dato il denaro ai militanti “per le sigarette” e di aver consegnato ad Albader Parad la moglie arrestata la scorsa settimana, perchè sospettata di complicità nel sequestro. Una seconda moglie di Parad è stata rimessa in libertà perché non c’erano sufficienti prove riguardo la sua complicità con le attività del gruppo. Sahidullah ha voluto precisare comunque che on si è trattato di uno “scambio di prigionieri”, perché una delle mogli ha convinto il leader di Abu Sayyaf a liberare Vagni.Ora comunque si volta pagina. Primo, tornare a Montevarchi, ma ci vorrà almeno una settimana (vedi altri pezzi in pagina). Questo per motivi legati alla salute del montevarchino e alle indagini del governo filippino. A quanto si apprende il primo desiderio di Eugenio Vagni, appena liberato, è stato quello “di mangiare il pesce”. Così riferiscono fonti vicine all’ex sequestrato dai ribelli nelle Filippine che confermano le sue discrete condizioni di salute.Vagni nello stesso tempo ha ribadito di non vedere l’ora di tornare a casa, ma su questo al momento non c’è ancora alcuna certezza, solo, dicevamo, l’ipotesi che ciò possa avvenire fra una settimana. L’ingegnere è praticamente ridotto “pelle e ossa” ed ha raccontato che durante i sei mesi di prigionia si è nutrito solo di riso e pesce. Per sopravvivere Vagni si è affidato (sempre secondo il suo racconto) a un foglietto di carta: “Per sentirmi vivo annotavo pensieri rivolti a mia moglie.”
Federico Sciurpa

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