Nelle mani di Mazzoni

Federica Guerri
AREZZO - Ha grinta, voglia e convinzione da vendere il nuovo portiere amaranto. Luca Mazzoni, 25 anni, è entusiasta del progetto Arezzo e assicura: “Il Cavallino è la mia prima scelta”. E questo basta per accaparrarsi le simpatie dell’ambiente, almeno per adesso. “Quando sposi un progetto ne devi essere convinto - conferma - e io lo sono, altrimenti non sarei mai venuto qua”. Ma indubbiamente, sulla decisione, molto ha influito il fatto che la chiamata è arrivata da Franco Ceravolo. “Il direttore lo conosco bene - spiega - a Livorno ha fatto grandi cose. Già il progetto mi piaceva, con lui ancora di più, Ceravolo è una garanzia”. Ma bando ai convenevoli e veniamo al presente.
Mazzoni, si è già ambientato qui da noi?
“Arezzo non l’ho neanche vista, ma questi primi giorni a Pieve vanno alla grande”.
Tanto entusiasmo?
“Sì, da parte di tutti. Vecchi e nuovi”.
Voglia di restare anche per la vecchia guardia?
“Questo non saprei dirlo, ma intorno a me vedo solamente tanto impegno. Voglia di una grande stagione per i nuovi, voglia di riscatto per chi la scorsa stagione è arrivato nella semifinale play off. Poi è chiaro, se per alcuni arriveranno offerte irrinunciabili, importanti per la carriera, ci
sta tutto. L’importante è che ognuno dia tutto finché resta, con
concentrazione e spirito di sacrificio e sinceramente in questi giorni ho
visto proprio questo”.
Ha trovato un buon gruppo, insomma?
“Sì, sto ancora conoscendo i miei nuovi compagni, ma mi piacciono”.
Con chi è in camera, con chi ha legato di più?
“In camera sono con Giuseppe Rizza. Lui lo conosco bene, lo scorso anno eravamo insieme a Livorno. Conoscevo già anche Donati, eravamo insieme nelle giovanili. Gli altri, poi, li conosco solo come giocatori, ma mi sto trovando bene”.
Che giudizio può dare di mister Semplici?
“Non ho mai avuto a che fare con lui, ma avendo allenato sempre in Toscana l’ho seguito. Che dire? Il suo palmares parla da solo. E’ un allenatore egregio, un ottimo timoniere”.
Parliamo di lei, quando è nata la passione per il calcio?
“Credo che fosse nel dna. Ho iniziato a giocare a quattro anni e da allora non ho più smesso”
Perché ha scelto il ruolo del portiere?
“Non l’ho scelto. Da piccolo mi mettevo sempre in porta perché non mi piaceva correre e poi da lì non mi hanno più tolto”.
C’è un portiere o un giocatore a cui si ispira?
“Un portiere no, ma se penso ad un modello da seguire o a cui ispirarmi mi viene in mente solo Igor Protti (storico capitano labronico, ndr) avere nello spogliatoio uno come lui, col suo modo di vedere il calcio e approcciarsi alla squadra, ha voluto dire tanto per me. Lui è il mio modello”.
Inutile chiederle per che squadra tifa?
“Sono nato e cresciuto a Livorno e lì, tranne le parentesi di Pavia e Lecco (due anni ciascuna, ndr) ho sempre giocato là. Il mio cuore non può che essere amaranto”.
Inutile chiederle anche qual’è il suo piatto preferito?
“Da buon livornese rispondo il cacciucco, insostituibile”.
Torniamo al campo. Coi rigori come se la cava?
“Nell’ultima stagione a Livorno ho giocato poco, soltanto tre partite, per cui non ho avuto modo di testarmi più di tanto. Ma quando ero a Lecco, il primo anno ne ho parati due su tre e l’anno successivo uno su due. Direi che me la cavo abbastanza bene”.
I presupposti non sono niente male, Mazzoni ha la giusta dose di grinta, concentrazione e qualità. Quello che serve al Cavallino 2009-2010 che punta sui giovani e sul lavoro duro. Il resto lo dirà il campo. Prestissimo. Per il momento basta un grosso in bocca al lupo. Buon lavoro Arezzo.

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