L'occasione di Poli: stento a crederci


Federica Guerri

AREZZO - E’ uno dei più piccoli nel ritiro di Pieve Santo Stefano. Fabrizio Poli, vent’anni appena compiuti e un’unica aspettativa: “Imparare dall’esperienza degli altri”. Non capita tutti i giorni di ricevere una chiamata da un club di Prima divisione, anche se lui, che lo scorso anno militava in Serie D con il Savona, non è al debutto tra i prof. “A 17 anni ho esordito con la Sanremese - spiega il giovane difensore nato a Bordighera, a due passi da Sanremo - giocavamo in C2 ed è stata una soddisfazione enorme. Ma ad Arezzo è tutta un’altra cosa”. Pressioni diverse, ambizioni importanti. “Quando ho ricevuto la chiamata del Cavallino stentavo a crederci - continua - non capita tutti i giorni di fare un salto del genere. Ho firmato di corsa, è l’occasione della vita, da prendere al volo. E poi Bobo Pilleddu (mister della Juniores a Savona, ndr) mi ha parlato molto bene di questa piazza così importante e ambiziosa che punta a grandi obiettivi. Non potevo chiedere di meglio”. E anche un’ottima gavetta. “Qui c’è gente esperta - commenta Poli - da cui posso imparare tantissimo. So che devo migliorare tanto, e da questo anno mi aspetto soprattutto questo. Lavorerò duro per crescere calcisticamente”. Intanto i primi giorni trascorrono in maniera tranquilla, ma la parola d’ordine è una sola: entusiasmo. “Vedo tanto impegno da parte di tutti, c’è grinta e voglia di fare - spiega il difensore ligure - e con il gruppo mi sto trovando bene. Un gruppo molto unito, dato che molti giocavano insieme lo scorso anno”. Per lui invece solo facce nuove. “Io non conoscevo nessuno perché i miei compagni hanno giocato in categorie superiori. Per adesso holegato molto con Visone, siamo in camera insieme, ma presto crescerà con tutti l’affiatamento”. Ottime impressioni, per il momento. Anche sul tecnico. “Semplici è bravo e preparato - commenta - ci fa lavorare bene. Sarà una grande stagione”. Buon impatto, spirito di sacrificio, bel gruppo...ma chi è Fabrizio Poli. Conosciamolo meglio. Fabrizio ha 20 anni e una passione smodata per il pallone. I primi calci li ha dati quando aveva sei anni “ho cominciato quando andavo a scuola”, ma di sicuro già nella culla sapeva che da grande avrebbe fatto il calciatore. Un pilastro della difesa. “Più o meno o sempre giocato in questo ruolo -racconta - più avanti, più indietro, a seconda dell’allenatore, ma fin da piccolo mi piaceva difendere la porta”. Molto più strana la fede calcistica, per uno che è nato in Liguria. “Ho sempre tifato per il Napoli - ci spiega - mia madre è di giù e ha contagiato prima papà, poi mio fratello. Sono cresciuto in un ambiente di un solo colore e così non posso che avere il biancoceleste nel cuore”. E un solo idolo. “Maradona è Maradona - commenta - per il resto non ho modelli, cerco di essere sempre me stesso”. Ma oltre al calcio non ha grandi passioni: un po’ di musica, una bella pizza. “Ho messo in valigia soltanto l’I Pod”, sorride, mentre i libri li ha lasciati tutti a casa: “Non mi piace leggere - glissa - anche i miei mi hanno sempre rimproverato per questo”. E non gli piace neanche affidarsi alla sorte. Nessun rito scaramantico prima di entrare in campo e neanche un portafortuna da portare sempre con sé. “Non credo nella scaramanzia”, spiega. Ma crede fermamente nel lavoro duro e nella voglia di prendere il massimo dalla stagione appena cominciata. E come lui molti altri della linea verde scelta dalla dirigenza amaranto. Giovani e grintosi, vogliosi di un anno da protagonisti. Per ripartire alla grande. A partire dal primo appuntamento. Quello di Tim Cup, che opporrà il Cavallino al Castellarano al Città di Arezzo tra quindici giorni. Intanto a Pieve si lavora a più non posso: esercizi fisici in palestra, tanta corsa per rimettere in sesto le gambe, nel pomeriggio un po’ di lavoro con la palla e poi sana alimentazione, riposo e a ninna presto. Una ricetta semplice, proprio come il mister. Semplice e vincente.

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