Music, col calcio ho battuto la guerra

AREZZO - Vedin Music è in Italia dal 2000. Ha 36 anni e quando guarda i ragazzini che si affacciano per la prima volta al mondo del pallone, sorride. Pensa a quando lui, da ragazzino, in Bosnia, si faceva anche dieci chilometri al giorno per raggiungere il campo di allenamenti.“Non avevo le cose che hanno oggi questi ragazzi”, attacca il difensore dell’Arezzo arrivato dalla Pro Patria. “Vivevo una realtà completamente diversa. Per raggiungere il campo di allenamento, mi dovevo fare a piedi anche dieci chilometri. Non c’erano, in Bosnia, le comodità che avete voi”. Poi la guerra. Vedin, appena diciottenne, abbandona - temporaneamente - il sogno di diventare un calciatore: “Ho vissuto il periodo più brutto della mia vita - racconta - Non pensavo più al calcio. Avevo altre cose a cui pensare, da salvare. Ogni tanto, si riusciva con i miei amici a giocare qualche partitella. Ma niente di più”. Poi, finita la guerra, per Vedin ricomincia ad uscire il sole. “Iniziai a rigiocare in una squadra del mio paese. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito, quando arrivò la prima partita ufficiale. Che sensazioni. Incredibile. Ti senti libero”.Un anno in Bosnia e poi per Vedin comincia l’avventura prima in Turchia e poi in Spagna. “Il calcio mi ha aiutato tanto, nel periodo della guerra. Il pensiero che non appena finito quell’incubo avrei ripreso a giocare, mi ha spinto ad andare avanti. Poi, praticamente dalla Spagna, è iniziato tutto”. Lì, un osservatore del Como, decise di portarlo in Italia. “Una grande occasione. Il Como era in serie B e per me si aprivano le porte del calcio italiano. Un sogno che si avvera”.E il sogno diventa ancora più grande quando proprio con la maglia del Como raggiunge la serie A. Poi il passaggio al Modena, prima in A e poi in B, Torino ancora serie B, fino a scendere in Lega Pro con la Pro Patria. Storia recente, appena un anno fa.Oggi Music si ritrova con la maglia amaranto addosso. Quella maglia con la quale non ha mai incrociato il proprio destino. Strana storia, questa: “Mi ricordo che quando dovevo giocare contro l’Arezzo c’era sempre qualcosa che me lo ha impedito. Con il Modena, mi ero fatto male e quando indossavo la maglia del Torino ero squalificato”. Quasi a significare che l’Arezzo non lo avrebbe dovuto “combattere”, ma amare. E così, era inevitabile che le strade di Music e del Cavallino si dovessero incontrare. “Sto bene qui. Ho ritrovato Chianese con il quale avevo giocato per un breve periodo a Como. E’ un bel gruppo”. Un gruppo dove Music, che ha 36 primavere, è un po’ chioccia, anche se questo appellativo non lo condivide fino in fondo: “Anche lo scorso anno alla Pro Patria, ero tra i giocatori con più esperienza - dice - Però non mi sento così chioccia. Cerco di trasmettere la mia esperienza, così come cerco di imparare da chi ha meno anni di me”.E quando si sente solo, Music ascolta le canzoni della sua Bosnia dove ogni tanto torna: “Una volta all’anno, quando finiscono i campionati torno nella mia terra. Insieme a mia moglie, anche lei bosniaca e ai nostri figli. A volte mi manca la mia terra. Mi mancano le cene con gli amici e le serate trascorse insieme. Ma qui ho il mio lavoro. Il calcio mi ha dato tanto. E’ stato il mio faro quando ero in guerra e adesso è giusto che anche io ricambi”. E tra gli sforzi che può fare, anche quello di riportare l’Arezzo in B. Music sorride e promette: “Ci proviamo”.
Francesca Muzzi

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