Mandini, folgorato da Peruzzi

AREZZO - C’era una volta un bambino. Un giorno suo padre lo prese per mano e lo portò a vedere una partita di pallone. Da quel giorno la sua vita cambiò. C’era una volta un bambino. Otto anni o giù di lì. Si chiama Riccardo Mandini. Un giorno suo padre lo prese per mano e lo portò a vedere la partita Perugia-Juventus. Da quel giorno la sua vita cambiò. “Vidi Peruzzi - racconta Riccardo - e da allora volevo solo una cosa: diventare portiere”. Riccardo, bambino testardo e dotato decide così di cominciare a giocare a pallone. Naturalmente in porta. Prima nell’Orvietana (la sua città natale) e poi: “Verso i 13 anni ho nella Colligiata. Prima di tornare a Orvieto”. E da Orvieto, riparte la vita di Mandini. “Quando il mio procuratore mi ha detto che mi voleva l’Arezzo quasi non potevo crederci. Ai miei amici ho detto: se questo è un sogno, non svegliatemi”.
Riccardo, però, classe 1989 a questo sogno deve abituarsi a crederci. Del resto, il grande salto è arrivato. Lui, abituato a giocare in serie D, si ritrova tra i professionisti. “La differenza c’è e si nota - dice - è chiaro che c’è un altro tipo di organizzazione e poi stai a contatto con gente che ha giocato in B, in A”. Calciatori dai quali c’è sempre da imparare. Come, per esempio da Mazzoni, il portiere “più anziano” dell’Arezzo. “Lo ammiro molto. Mi dà consigli e a livello personale ci siamo trovati bene. E’ un ragazzo che ha molto da offrire e spero di imparare tanto dalla sua esperienza”.
Così come ha imparato tanto da un allenatore. In particolare. “Mister Loddo. Era il mio preparatore all’Orvietana. Lo devo a lui se l’Arezzo mi ha notato e mi ha preso. Era felicissimo del mio doppio salto con l’Arezzo. E’ venuto con me a firmare il contratto e in questi giorni l’ho visto anche a qualche amichevole che abbiamo giocato. A lui veramente devo dire grazie”.
Ma torniamo alla partita che gli ha cambiato la vita. Ce la racconti. “Bè, c’è poco da dire. Ho visto Peruzzi, il portiere della Juventus e per me è stata come una folgorazione. Lo vedevo mentre faceva le parate, mentre si buttava. E da lì non ho avuto dubbi. Volevo fare il portiere”.
Ma se Peruzzi ha illuminato la sua strada, per Mandini il suo faro è anche un altro. “Mi piacerebbe tanto diventare come Buffon. Chiedo troppo?”. Intanto la strada verso il successo comincia con una maglia amaranto e con tanti compagni di scuola Juve. “Siamo un bel gruppo - dice Riccardo - Un gruppo già ben amalgamato. Ci divertiamo e speriamo anche di fare divertire i tifosi dell’Arezzo”.
Quest’anno ha partecipato anche al torneo di Viareggio e se gli capitasse di difendere la porta del Cavallino, Riccardo seguirà i consigli che i suoi amici gli dettero quando esordì titolare con la maglia dell’Orvietana:
“Mi dicevano stai tranquillo, non ti agitare. Del resto è solo una partita di pallone”.
Come quella di tanti e tanti anni fa a Perugia.
Una partita di pallone che cambiò per sempre la vita al giovanissimo Mandini.
Francesca Muzzi

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