I nuovi amaranto: Rizza il gladiatore

Francesca Muzzi

PIEVE SANTO STEFANO - Giuseppe Rizza ha un tatuaggio sulbraccio destro. E’ raffigurato il Gladiatore. Il suo film preferito e perché no, un personaggio dal quale prendere spunto per domare gli avversari. Rizza è un ragazzo dell’ ‘87 e fa parte della covata del Livorno. Lui qui ad Arezzo ci è venuto volentieri. E dentro la valigia ha portato una grande voglia di rivincita.
La sua carriera è breve, ma intensa. Sei anni di settore giovanile alla Juve “ti formano a diventare uomo e calciatore”, poi un’altra Juve, quella di Castellammare di Stabia (anche quella a suo modo ti forma) e infine il Livorno appena un anno fa. “Però ho giocato poco - dice - per questo sono arrivato con tanta voglia di mettermi in mostra”. E’ timido Giuseppe Rizza che arriva dalla calda Sicilia (Noto, in provincia di Siracusa) e gli manca il mare. Dall’isola se n’è andato molto giovane. Appena adolescente. Una chiamata alla quale nessuno può non rispondere: la Juve. “Ho cominciato negli Allievi e sono arrivato fino alla Primavera”, racconta Rizza. “La Juve, per un ragazzino come ero io ti forma e ti dà tanto. Se vai male a scuola rischi di non giocare. Insomma prima diventi uomo e poi calciatore”.
E alla Juve negli anni dell’adolescena, Rizza ha conosciuto quelli che poi sono arrivati in alto. “Ho giocato per sei anni insieme a Giovinco, Marchisio, De Ceglie e Paolucci. Ma da grande voglio fare Chiellini”, confessa. “Mi sento spesso con lui - dice ancora Giuseppe - e mi piacerebbe tanto riuscire a fare la sua stessa carriera. Mica male, vero?”. Quando i suoi ex compagni bianconeri hanno saputo che veniva ad Arezzo, subito gli hanno ricordato di quella partita di maggio e di quando la Juve è andata in A proprio al Comunale. “Alcuni di loro giocarono quella partita - dice ancora Rizza - E così mi hanno detto che sul campo dove io giocherò, la Juve ci è tornata in serie A”. Il rapporto con Ceravolo, il direttore che lo ha portato ad Arezzo, è nato proprio nella società bianconera. “Ho accettato subito la proposta di giocare in amaranto, perché mi è piaciuto il progetto che c’è dietro. Per venire ad Arezzo ho rifiutato altre piazze. Come la Cavese, ma sono convinto di avere fatto la scelta giusta, perché qui potrò trovare il meglio. Arezzo ha voglia di grande calcio e io lo stesso”.
Il ritiro è partito da una settimana e Rizza è contento, perché si è subito ambientato bene con i compagni. “Qui dormo insieme a Mazzoni (il portiere ndr), perché già ci conoscevamo quando si giocava insieme a Livorno, però anche con gli altri ho già un buonissimo rapporto. Fatichiamo, non c’è dubbio, però il clima è quello giusto”.
E sull’allenatore Semplici, Rizza dice: “E’ davvero bravo e ci sa fare con i giovani”. Sulle speranze per il prossimo campionato, Rizza non ha dubbi: “Arrivare più in alto possibile”. Poi l’ora della pausa è finita. Giuseppe saluta con garbo e va a sottoporsi ad altri controlli medici: “Devo fare un ecocardiodoppler. Ma niente di particolare”. Un esame prescritto dallo staff sanitario presieduto dal dottor Giusti per tutelare al mille per mille la salute degli amaranto. Tutto bene, la visita ulteriore al cuore. Adesso Rizza è pronto e tirato a lucido per indossare la maglia dell’Arezzo. Ma prima di andare via, confessa: “Posso dire però che nonostante sono stato tanti anni alla Juve, io tifo Roma? Pensate che tifosi amaranto si arrabbiano?”. Assolutamente no.

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