Il "Noce" ci porta su tutti


"Bello, anche solo per un giorno." C'è il senso della vita, della naturalezza nelle parole che escono da un soffio di Rinaldo Nocentini dopo l'impresa al Tour che rende orgogliosa una nazione, figuriamoci la gente della sua terra. Una maglia gialla da non riempire di retorica, ma di sostanza. Come ha fatto il "Noce" a fine gara; lui, il primo al Tour de France che dà anche lezioni di concretezza dopo aver messo in fila tutti in classifica, lassù sulla montagna. Una fuga di duecento chilometri. Contador dietro, Amstrong pure; l'aretino di Montevarchi, savinese di residenza che detta legge. Sembra un falso modesto Nocentini all'arrivo, invece è il simbolo del realismo, di chi sta sempre lì e se la suda fino alla fine. Con classe. Il suo stile, il suo timbro. Perché Nocentini è uno che non ha mai strabiliato, ma che sempre ha saputo vincere e questa maglia gialla - che ci porta su un po' tutti - rende giustizia al suo lavoro. E ad una occasione sfruttata, quella di partecipare al Tour - il suo primo - grazie ad una squadra francese perché quelle dove correva prima, erano troppo piccole. E ancora, la giustizia ad un campioncino di queste strade che dava la paga a parecchi nelle categorie giovanili, poi nei dilettanti, ma che ha fatto parlare di sé anche da professionista. Dal Giro dell'Appennino a quello di Toscana fino alla tappa della Parigi-Nizza. Uno che ha sofferto fino a pensare di smettere, tanto è vera la dedica alla mamma, alla sorella che proprio lassù dove infilava la maglia gialla, erano più vicine. Ci sa andare il Noce, insomma. Il trionfo dove passano le piste di sci resterà forse per un giorno - come dice lui con gli occhi sereni e i cerchietti all'orecchio che sembrano due ruote strette a se - forse un giorno solo sì, ma sarà per sempre. Anche per noi.


Federico Sciurpa

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