Il valore di una scommessa

Federico Sciurpa
Voglia di calcio è una parolona sotto il solleone. Diciamo che in giro c’è parecchia curiosità. Intanto per scoprire stasera le facce dell’Arezzo che sono tutte da memorizzare. Poi capire già domenica quanto valgono certi giocatori. I tifosi - non solo quelli - corrono anche più lontano. Dieci e più anni di C1 con terrazzo con vista in serie B, sono in effetti una sorta di “Vietnam” ed è giusto chiedersi quando finirà quest’aria mesta. Magari senza commettere sempre gli stessi errori. Sempre, maledettamente quelli: improvvisazione, mele aggiunte alle pere quando l’arte è sottrarre. Sussurri e grida dicono allora che questa “può essere la volta buona”. L’altra parte - quasi una scuola di pensiero - volta invece le spalle alla gestione Mancini, ormai a prescindere, fermo restando che “la maglia è sempre la maglia”. Oggi, crediamo, sia giusto porci fra i sogni, le illusioni dell’estate, e il pregiudizio legato anche all’ingaggio dell’amico di Moggi, quello che faceva il mercato dello Spezia (Ceravolo, appunto), squadra che si salvò all’ultima giornata vincendo con la Juve.
Ci piace così parlare di un Arezzo scommessa, una linea di credito per un lavoro finalmente chiaro, dalle fondamenta. Il direttore (Ceravolo ha firmato imprese e scoperto talenti) ha messo sul contratto una “firma lunga” che a raccontarlo non ci si crede, fatto piazza pulita del mosaico della scorsa stagione che non tornava mai, allestito una squadra giovane, talentuosa: qualità, corsa, voglia di emergere bla bla bla. Insomma, la partenza dell’Arezzo è “vera”, anche perché a fine luglio - è più unico che raro per questa società - fatto salvo qualche ritocco in mezzo al campo e una sforbiciata in attacco, la rosa è delineata. Non siamo contro le bandiere (la polemica è stucchevole) ma c’era gente anche amata che doveva cambiare aria, altri ancora dovranno farlo. Largo così ad un Arezzo sprint, sbarazzino che alla fine di limiti ne avrà due: sgonfiarsi nelle difficoltà, tipico dei ragazzi, e il rischio che qualcuna delle gemme finisca per venire ”chiusa”. Pensiamo ad Essabr, il piccolo Giovinco, che potenzia una batteria dalla concorrenza agguerritissima. L’ultima riserva è legata al girone: nei campi del Sud - sempre che l’Arezzo finisca poi lì - l’arte preferita è spesso quella dei fabbri: chi ci “sa andare” spesso viene mortificato. Facciamocene una ragione. Per il resto possiamo già cominciare a scommettere: di sicuro la puntata, questa volta, avrà un valore. Finalmente anche per il futuro.

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