D'Alessandro, la sorella scrive al sindaco


Gentile Signor Sindaco,
sono la sorella di Rolando d'Alessandro e mi rivolgo a Lei, sia come Primo Cittadino che come uomo di legge.
Ho avuto modo di leggere dichiarazioni che Lei avrebbe rilasciato in merito alla venuta di mio fratello in città e, in specifico, all'interno del Palazzo Comunale .
Non mi interessa il giudizio morale che Lei può esprimere su Rolando ma, come cittadina, sento proprio il bisogno che Lei mi risolva un dubbio.
Se, oggi, mio fratello è un uomo legalmente libero, mi chiedo e Le chiedo: una persona che ha ormai riacquistato diritti dal punto di vista giuridico è, comunque, e per sempre, socialmente morta? Non ha più la possibilità di salire quelle (incontaminate) scale della casa comunale che, come Lei stesso dice, è la casa di tutti? Per me le parole hanno grande valore e, in queste, non so, trovo una forte contaddizione. Il 'figuro', poi, poteva davvero risparmiarselo! Mi sembra terminologia poco consona al ruolo che Lei riveste!
Fiduciosa in una Sua risposta, La ringrazio. Con osservanza.
Teresa D'Alessandro

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