Il buonsenso oltre gli schieramenti su quella targa



Discutere su una targa, come accade in questi giorni per la dedica a Vittorino Ceccherelli, può sembrare banale. Anche scomodo, certo infinitamente necessario, però. Noi crediamo, ci illudiamo, sia ancora possibile ragionare oltre gli schieramenti, senza correre il rischio che ogni opinione venga ridotta a una battaglia “di posizione”. La questione sollevata da alcuni italiani che vivono in Catalogna ha un peso culturale, storico e anche sociale di notevole portata. Lasciamo davvero stare quello politico. Parliamo di un legionario inviato da Mussolini in appoggio alla fazione sediziosa dell’esercito spagnolo. Ceccherelli morì sui cieli di Spagna e l’aretino ottenne la medaglia d’oro. In Catalogna persero la vita più di cinquemila civili.


Il nome di Ceccherelli figura nella lapide dell’atrio del liceo classico Petrarca assieme a quello dei caduti (che lui è morto in Spagna è specificato) della guerra del 1915-‘18 e secondo gli italiani in Spagna il tributo al legionario è grave perché è in uno spazio preposto all’educazione delle nuove generazioni e rievoca uno dei protagonisti di quell’aggressione: “cercate di immaginare - dicono - la reazione di tanti italiani, figli e nipoti delle vittime del nazifascismo se in una scuola tedesca venisse esaltata la figura di un membro delle SS.”
Le lapidi però, si sa, non si toccano: sono storia. Del caso se ne era già parlato in consiglio comunale, ma adesso tornerà all’ordine del giorno ancora, anzi finirà anche in consiglio provinciale visto che è la Provincia che può disporre dell’immobile del liceo.
Difficile la rimozione chiesta a gran voce da sinistra, resta certo una soluzione di buon senso, auspicabile: spiegarla questa storia dell’aretino caduto in Spagna.
Insomma, chi stava di qua e chi di là, per chi e perché Ceccherelli è morto. Spiegarla, con una targa lì accanto questa storia del legionario.
Una lezione di civiltà, minima e doverosa. Oltre ogni schieramento. Anche per l’immagine di Arezzo è giusto che gli assessori alla cultura di Comune e Provincia se ne facciano consapevoli e convinti promotori.
Federico Sciurpa



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