Una carezza a Peter Pan

Federico Sciurpa

Si dice che quelli che sanno vincere sono molto più numerosi di coloro che sanno fare buon uso della vittoria. Enrico Vedovini, tornato re della piazza con due centri magistrali, è certamente fra questi ultimi. Gente di classe. Poca. Fa due cinque netti netti, “sputati”, l’ultimo agli spareggi: si avvicina alla giuria con un sorriso largo così per consegnare la lancia. Non esulta, non alza le mani al cielo, non grida, non sbraita. Abbassa la testa Vedovini una volta fermo, e accarezza due volte il suo cavallo, un grigio di dieci anni. Si chiama Peter Pan. Ha già vinto una giostra pure lui, una delle cinque conquistate da Vedovini. Con quei colpetti vicino alla criniera, tanto intimi da sfuggire a una piazza presa da emozioni, frastuono, colori e attesa, il cavaliere biancoverde sembra annunnciare all’amico grigio - andato “sotto” il buratto da valoroso - l’imminente tripudio, l’arrivo di una domenica di gloria. Così è stato, in una Giostra ricca di tutto e che ha rimesso in discussione le ultime gerarchie, rimescolato anche le carte (forse) per qualche assetto futuro in alcuni quartieri. Di certo c’è che chi vince prende tutto, ma usare la vittoria come fa Vedovini è un onore per tutti.

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