Fiera e Giostra, tesori sommersi

Federico Sciurpa
In città c’è un sacco di gente, non si trovano i parcheggi per l’auto (ma in quale città si trovano più quando e dove vogliamo?) e girano pure diversi visitatori. D’altra parte sono due giorni speciali, soprattutto quello di oggi, con la Giostra del Saracino in Piazza Grande e la Fiera Antiquaria al Prato. Due tesori d’Arezzo, davvero troppo belli per passare così inosservati. Non certo agli occhi degli aretini che li coccolano fermando con orgoglio il tempo dentro le mura, ma restano invisibili a quelli che potrebbero - e dovrebbero - goderne da fuori, da lontano. Due tesori che restano purtroppo chiusi nello scrigno, con chiave a sette mandate, a stretto uso e consumo interno.
Mai un passaggio nelle Tv nazionali, ricche invece di giostre e giostruzze (con tutto il rispetto per le suggestive Ascoli e Foligno che non mancano mai), mercatini delle pulci e del nulla ecc. ecc.
Entusiasmante anche così, per carità, ma fa certo un po’ miseria per una città a vocazione turistica che ha qualità da vendere.
Quello del Saracino è un discorso con mali atavici, che ci porterebbe lontano, oggi godiamocelo e basta. Più di uno sguardo lo merita allo stesso modo anche l’Antiquaria nella fantastica location del Prato (pietoso velo sulle condizioni della statua e dell’erba dopo il Play). Qualche interrogativo però si impone sulla Fiera. Sulla sua promozione cioè. Perso da sciagurati Arezzo Wave, rimane questa manifestazione come biglietto da visita per la città. Solo che esce all’esterno in maniera un po’ loffia. Il presidente, Paolo Nicchi, ex Pci, abile politico e vice sindaco della città di lungo corso, è uno che ci sa fare e magari non è responsabilità sua se l’unica immagine di questa grande manifestazione - che si svolge ogni mese vive - è delegata ai depliant distribuiti negli agriturismo per il “turismo slow”. Oppure all’arrivo “casuale” di qualche personaggio che viene ad Arezzo e va per i banchi così si “spettacolarizza” l’evento. Certo, poi ci sono gli stranieri ad invito e molto dell’altro. Ci sfugge in ogni caso, un programma in grande stile per il rilancio della Fiera (questa sconosciuta soprattutto nei circuiti televisivi) in modo tale da farsi conoscere - come merita - a livello nazionale. La politica metta nel taccuino questo sforzo per una giusta immagine di un tesoro della città (insieme al Saracino) e ci si risparmi il disco incantato che “bisogna conoscere qualcuno”. Non funziona, non attacca più. Un po’ di decisa programmazione, please.

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