Il conto alle politiche culturali

Il dibattito sulle politiche culturali ad Arezzo si fa ogni settimana più interessante. Ci piace anche, perché una città senza un teatro non può dirsi tale, così come senza un Festival internazionale che prima c’era e da tre anni non più. Giusto, indispensabile, doveroso “battersi”. Due uscite significative in questi sette giorni: l’intervista rilasciata al Corriere da Francesco Macrì e la presa di posizione di Neo-on, il coordinamento delle associazioni culturali aretine nato dopo l’ultima edizione di Play Art. Di fatto, per la verità, ce ne è anche un terzo: l’assoluto silenzio, stile “consegna”, di tutto il centrosinistra su questo argomento (Petrarca escluso). Cominciamo da Macrì.L’ex assessore della giunta Lucherini alle politiche giovanili, il “ragazzotto” di destra che diventato amministratore mise su il campeggio vicino allo stadio per i fruitori di Arezzo Wave, sposta anche il tiro sui costi-risultati dei grandi eventi (la stessa critica che il centrosinistra all’opposizione muoveva al centrodestra) propinati dall’attuale amministrazione. Macrì dice che Arezzo Wave muoveva dal basso e il Play è il suo surrogato imposto dall’alto. E ancora: il Play come i Della Robbia e la Minerva sono autentici flop costati milioni di euro e che sarebbe il caso se ne occupasse la Corte dei Conti.Fendenti da destra si dirà, ma non certo scontati se è vero che tutto il Pdl, fino a ieri, è rimasto in silenzio sulla storia delle politiche culturali quasi ad aspettare che si sgretolasse l’associazionismo riferibile al centrosinistra. Tattichette. Gli argomenti di Macrì reggono tutti e anche la sensata difesa di Arezzo Wave (“da non perdere”) viene da sola e non è strumentale: se la fotocopia viene male, è giusto pensare a perché è stato accartocciato l’originale nel cestino.Dicevamo poi di Neo-on. Le associazioni aretine che fanno i festival ad Arezzo e vedono due lire, martedì incontreranno gli assessori comunali Brezzi e De Robertis. In una nota “i ragazzi” fanno sapere che non sono “neopatentati”, poppanti dalle belle speranze, che ci sono anche uomini e donne di una certa età fra loro. Un contrattacco doveroso verso scettici e detrattori incalliti; crediamo comunque che avere la patente significhi essere bravi e competenti come in effetti hanno dimostrato loro di essere attraverso i tanti festival organizzati. Il concetto di ragazzi, di giovani, è poi tutto da rivedere, soprattutto in politica e non solo ad Arezzo se ancora a 60 anni si è considerati giovani per certi incarichi.Terzo tema i silenzi del centrosinistra. Sulla questione zitti e mosca perché altrimenti si fa uno sgarro al Comune. Poi vuoi vedere che se la prende qualcuno e tanto Fanfani non sconfesserà mai i suoi assessori Brezzi e De Robertis. Ovvio e parecchio triste perché criticare significa soprattutto costruire, in un dibattito così alto. Quello che stupisce è la forzata indifferenza - quasi che tutto possa andare a posto da solo - e l’assenza da parte del Pd di una presa di posizione organica sull’argomento, anche e soprattutto (così fosse) a favore del Comune. Ma dopodomani è settembre. Forse allora se ne riparlerà. Forse.
Federico Sciurpa

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