Chi ha paura del partito della cultura

Il dibattito sulle politiche culturali si è alimentato con due contributi importanti. Il primo lo ha fornito Mauro Valenti, patron di Arezzo Wave. Il secondo è venuto direttamente dal coordinamento.Quello delle associazioni aretine nato all’indomani della terza edizione del Play: partecipanti che crescono, l’apertura di una casella di posta elettronica, l’annuncio di alcune iniziative pubbliche. Le associazioni chiedono di essere i protagoniste della crescita culturale della città: “siamo un patrimonio e non siamo contro alcuno.”Valenti da parte sua ha spiegato in una intervista al “Corriere” che questa non è la sua battaglia, di essere andato via da Arezzo per non sentirsi schiavo, ma di guardare con simpatia “questi ragazzi” al punto che lui un progetto ce l’ha: lavorare sulla falsariga di Wave Party. Una esperienza, questa, che risale all’aprile del 2006, poche settimane prima delle elezioni che rimisero in sella il centrosinistra dopo sette anni di amministrazione Lucherini. Valenti allora prese il Supercinema per un mese e quasi cento associazioni si esibirono in teatro, letteratura, musica ecc.:l’avvio di un progetto che doveva diventare permanente. Non se ne fece però niente e anzi di lì a qualche mese Arezzo Wave scappò verso Firenze dopo aver consumato l’ultimo successo aretino, quello dei venti anni.Ecco, il fermento delle associazioni di oggi, assomiglia un po’ a quello di tre anni e qualche mese fa. Un malessere e una necessità di “darsi un senso” che allora non si trasformò in “politica” solo per un pelo e invece stavolta potrebbe diventarlo. Intendiamo dire che già nel 2006, in piene dinamiche elettorali, ci furono abboccamenti per una lista civica espressione di questo mondo. Una soluzione che non si concretizzò per un motivo su tutti: l’aspettativa che “i ragazzi” nutrivano nell’amministrazione di centrosinistra pronosticata vincente con l’onorevole Giuseppe Fanfani ormai sindaco “in pectore”, persona colta, amante dell’arte, uomo di classe e di equilibro. Poi però, ecco la rottura con Valenti sul tandem Brezzi-De Robertis, la fuga di Arezzo Wave gestita malissimo - quando Lucherini e i suoi si dimostrarono invece degli assi a dispetto delle prediche in campagna elettorale - la virata verso il Play “replicante” del Festival di Valenti e le briciole di sempre per tutti gli altri del posto (bravi anche parecchio).Stavolta insomma, oltre al fermento, sopra la “federazione” e al di là del malcontento, c’è una soluzione che potrebbe trovare terreno fertile: una lista del partito della cultura, dei ragazzi dei Festival. Uno strumento capace di far male soprattutto a sinistra e così si spiegano anche i silenzi tattici del centrodestra che a un mese dallo scoppio della vicenda non ha detto una parola che sia una sulla questione, quasi ad aspettare la caduta di qualche coccio. In buona compagnia il Pdl su chi preferisce tacere, certo. Ma vogliamo pensare che sia solo colpa delle ferie che divaricano ancora di più il mondo dei partiti dalle istanze di chi vive l’aspra realtà, di chi “fa” (e spesso solo per pura passione). E allora ci domandiamo davvero: chi ha paura del partito della cultura?
Federico Sciurpa

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