Cosmi, bentoranto originale



Stamattina presto volevo leggere del Milan sui giornali: quando hanno dato in pagella a Dida dopo la Didata di Madrid, cosa dice il Berlusca ecc. ecc. A pagina due della Gazzetta dello Sport vicino al titolone di "Superpato", mi sono imbattuto in un pezzo, una rubrica come la chiamiamo: "tanto è un gioco" di Luigi Garlando. E mi sono fermato lì. Si immagina un questionario di Spinelli, presidente del Livorno, a due allenatori da scegliere per la panchina, con l'Uomo del Fiume (il libro di Bucchioni su Cosmi è incantevole, a proposito) che dà le risposte esatte rispetto a Cagni.
Così esatte da giustificarne la scelta. Un gioco per uno che vale e che è tornato sulla piazza affine al suo carattere (il valore della squadra meno, Spinelli). Una risposta per tutte di Cosmi alla domanda del presidente che dice che Galante ha troppe donne attorno: "Se non divide col gruppo lo metto fuori rosa" mentre Cagni dice "Porterei il Livorno in ritiro dal martedì". E ancora, dice Spinelli: Posso darle uno stipendio da impiegato di primo livello, più rimborso più rimborso spese, più buoni pasto? Cagni risponde che la sua "ricompensa è il lavoro". Cosmi spiega che "ha visto su kataweb mappe, Perugia è più vicina di Brescia a Livorno di 55 chilometri, con me risparmierebbe sul gasolio."
Per chi scrive Serse Cosmi è l'allenatore della Pontevecchio (l'ho visto in Seconda categoria) e dell'Arezzo (poi è stato certo molto di più), uno rimasto sempre uguale a se stesso. Uno che fuori dal giro non merita di stare: almeno per chi guarda. Meno per chi guida. Pazienza, stavolta almeno - a loro - è andata male.

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