Ceravolo e gli allenatori



Dal Corriere di Arezzo di oggi
Ha trasformato il settore giovanile della Juventus nel migliore del mondo, consigliato società di mezza Italia, sparso collaboratori in lungo in largo per spendere zero e prendere gente che vale cento. - Il segreto. Già, ma il talent scout Franco Ceravolo, oggi direttore dell’Arezzo, ha costruito il suo impero di giocatori e vittorie con il fiuto e i fogli di carta, ma anche nel dialogo con gli allenatori.
Forse rapporto strano per uno che scopre talenti e distribuisce consigli. E invece no. “Sempre rapporto diretto - spiega papale papale - anche con i tecnici che ho consigliato. I successi si costruiscono così. Certo nel pieno rispetto dei ruoli” Relazioni e dvd, trattative. Il progetto decolla però, solo con la collaborazione (questo il Ceravolo pensiero), il confronto, con chi deve gestire le risorse umane e tecniche sul campo. - Oggi. In amaranto l’allenatore ce lo ha trovato, non l’ha portato lui - si dirà - questo il punto. Così vengono facili “cattivi pensieri” ogni volta che Leonardo Semplici inciampa. Una burrasca, un temporalino e si immaginano le gambe della panchina che poco a poco vengono segate. “No, no - fa Ceravolo - io in generale ho sempre avuto rispetto per un lavoro delicato come quello dell’allenatore, sempre avuto dialogo con tutti. Certo, ad ognuno il suo ruolo e sappiamo che solo il campo e i risultati premiano quello e quell’altro. Io comunque ho avuto buoni rapporti con tutti e mi sento con tanti miei ex, con Lippi, Ancelotti e Capello compresi.” Ceravolo, da capo degli osservatori, gestiva nella sua sfera di competenza anche loro. - Stile Juve. “Sopra di me c’era Moggi - racconta - ma spesso capitava che i tecnici della prima squadra visionassero l’avversario, che ci scambiassimo idee, possibilità di accorgimenti da adottare. Un lavoro di equipe.” Scendiamo più in basso (si fa per dire). A Crotone, filiale Juve moggiana, il fidato Ceravolo (“Che volete, sono calabrese” dice lui che viene da Cirò Marina) lavorò fra gli altri con Papadopulo, Cuccureddu, Cabrini e Gasperini. Allo Spezia con Soda(un nome che quando Semplici trema viene facile fare per l’Arezzo), a Livorno con Iaconi, nell’esperienza inglese come consulente di Fabio Briatore al Queens Park Rangers prese De Canio. - Gasperini. Poi i dodici anni in bianconero, prima come responsabile del settore giovanile, quindi come capo degli osservatori. Un palmares da leggenda alla Juve: tre tornei di Viareggio, due scudetti Berretti, uno Primavera, uno Giovanissimi. Gasperini e Chiarenza fra i timonieri. “Gasperini lo inventai allenatore io - dice con orgoglio ma senza presunzione - nel senso che vedevo come lavorava alla Juve e lo consigliai, quasi lo spinsi a rischiare a Crotone. Gioca bene no? A tutti comunque sono rimasto legato, non faccio preferenze e devo dire che ho sempre avuto gente seria, capace e leale con la quale confrontarmi direttamente.” - Speranze. E vincente forse, aggiungiamo. “Ora contiamo di farlo qui - dice limpido - e non c’è da essere pessimisti. La strada è lunga.”

Federico Sciurpa

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