C’è una data: 7 novembre. E poi tanti altri giorni davanti, i successivi. Quelli che verranno impegnati per presentare la petizione alle autorità italiane per rimuovere la targa al legionario aretino Ceccherelli caduto in Spagna nella guerra civile dalla parte di Franco, commemorato nell’atrio del liceo classico. Un lungo viaggio, da Barcellona ad Arezzo: carico di storia e di ragioni. Saremo insomma, fra due settimane, di fronte a un fatto.
Da affrontare anziché sottacere; decantare, come ormai da qualche anno va di moda in questa città solo per non perdere un pugno di voti. Sapremo allora qual è la posizione ufficiale del Comune di Arezzo che ogni giorno ci dispensa di comunicati e comunicatini senza mai dire una parola una su questa vicenda e qual è l’idea della Provincia che è l’ente di riferimento per le attività dell’immobile e che mai una parola, una, ha detto sulla problematica di carattere internazionale. Il tema non è decisivo sulle sorti della città, pensiamo in questo modo sia stato liquidato il caso Ceccherelli. Succede sempre così, prima. Poi a questione scoppiata, ci si ritrova in braghe di tela; fuori tempo. Non è che fin qui nulla sia successo, forse si è fatto finta di niente. Sotto quella lapide ci fu un ritrovo non autorizzato, qualche anno fa, di falangisti con bandiere e trombe. Giusto lo scorso anno, il 23 ottobre, con la colla venne attaccato sotto il nome di Ceccherelli, un cartello in onore delle vittime civili della Spagna (nella foto). Poi staccato, rimosso. E’ nelle informative delle forze dell’ordine, è nei siti web. Questo per dire che sotto quella lapide tanto altro può succedere ancora e che c’è molto di sbagliato nel rispetto della verità. Quella che si chiede, quella che è giusto ottenere per una Arezzo civile e non equivoca: con buona pace di chi ha paura degli scontri ideologici di qualche frangia, sempre comunque molto meglio (nel caso e se argomentati) di questi nostri politici che cercano solo facili spot. A presto.
Federico Sciurpa
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